Garantire a tutti l’accesso all’acqua e al cibo sarà una sfida cruciale per i prossimi decenni. E fondamentale saà anche garantire che quel cibo sia sano. A questa sfida partecipano a pieno titolo i veterinari del Ssn che si sono confrontati giovedì a Roma con le istituzioni, i consumatori e gli imprenditori delle filiere agro-zootecnico-alimentari nazionali in occasione del convegno “Food Safety e Food Security: scenari futuri e ineludibile evoluzione della prevenzione primaria”, organizzato da Simevep e Iss. «I dipartimenti di prevenzione che operano sul campo – ha affermato il presidente Simevep Aldo Grasselli – devono recuperare un ruolo di primaria importanza nella tutela olistica della salute dei cittadini. E occorre che la medicina preventiva superi una logica emergenziale, e agisca per piani di intervento non formali e burocratici ma di riconosciuto valore scientifico, che siano oggetto di sistematica revisione da parte dei medici e dei veterinari».
La Food Safety rappresenta la sicurezza degli alimenti, è il prerequisito che autorizza l’impiego dell’acqua e di ogni prodotto vegetale o animale quale alimento. La Food Security è invece la disponibilità sufficiente di cibo sano e nutriente. Non è possibile soddisfare i bisogni alimentari se si producono cibi non sicuri che devono essere distrutti o che posso fare danni alla salute di chi li consuma. Quando si parla di spreco alimentare si tende a sottovalutare che gli sprechi più rilevanti possono essere generati dalle patologie animali, dalle condizioni dell’ambiente e dai metodi di produzione e lavorazione che possono contaminare o adulterare i cibi. Sappiamo che il 60% di tutti gli agenti infettivi e il 75% degli agenti infettivi “emergenti” dell’uomo hanno origine zoonotica, ossia derivano da animali. Il controllo delle zoonosi è considerato di importanza prioritaria per l’Unione Europea che, con la Direttiva 2003/99/CE (che include il problema dell’antibiotico resistenza), ha dato gli indirizzi per la loro sorveglianza da parte degli Stati Membri.
«Le malattie dell’uomo generate dagli alimenti – ha affermato Aldo Grasselli – sono in costante aumento e i livelli di prevenzione e protezione dei consumatori devono essere costantemente adeguati ai rischi. Con il termine ‘One World-One Health-One Medicine’ si intende infatti rappresentare che la salute dell’uomo non è disgiunta dalla salute animale e dalla salute del pianeta».
I veterinari di medicina pubblica pubblici sono in prima linea nell’impedire la diffusione della patologie che possono decimare gli animali allevati e nella produzione di alimenti sani e di elevata qualità che possano avere vaste opportunità commerciali. Per questo ritengono che sia arrivato un momento cruciale – accentuato anche da Expo 2015 – che richiede una forte innovazione e risorse da destinare alla ricerca, al trasferimento dei suoi esiti, alla formazione e alla comunicazione sul tema della sicurezza alimentare, ponendo l’accento sull’azione coordinata delle professioni sanitarie che devono interagire – dal campo alla tavola – nel settore della prevenzione primaria, a cominciare da medici e veterinari dei dipartimenti, dei servizi e degli istituti del Servizio sanitario nazionale.
«Se da una parte è sempre più importante affrontare i problemi locali inserendoli in una scala globale e comprendere che i problemi globali possono generare effetti molto seri sul nostro territorio – ha proseguito Grasselli -, dall’altra una visione nazionale deve però essere recuperata in termini di equivalenza dell’intervento preventivo. I dipartimenti di prevenzione che operano sul campo devono recuperare un ruolo di primaria importanza nella tutela olistica della salute dei cittadini. Occorre, inoltre, che la medicina preventiva superi una logica emergenziale, e agisca per piani di intervento non formali e burocratici ma di riconosciuto valore scientifico, che siano oggetto di sistematica revisione da parte dei medici e dei veterinari. I problemi legati al cibo hanno assunto una rilevanza nella vita delle popolazioni che non può essere affidata solo a un approccio emergenziale e normativo e regolamentare. Occorre invece una gestione intelligente che sappia comprendere gli effetti moltiplicatori della catena alimentare, il fitto reticolo di interconnessioni e interdipendenze – sottolinea Grasselli -. Un approccio olistico occorre ad esempio per l’antibiotico resistenza, uno dei problemi di più ampia portata per la sanità globale, che riguarda anche la salute animale e la salubrità alimentare. Un problema che solo in Europa causa la morte di circa 25 mila persone ogni anno».
Expo 2015 si è appena concluso ma il messaggio che rappresenta il suo lascito è destinato a rimanere e a farsi sempre più forte. L’Esposizione Universale ha reso evidente e ineludibile che occorre quanto prima mettere in agenda un piano d’intervento preventivo strutturale per combattere gli sprechi e le perdite alimentari, per tutelare la biodiversità, per considerare il rapporto tra energia, acqua, aria e cibo in modo unitario e dinamico, finalizzato anche a contrastare il cambiamento climatico.
«Non è eccessivo dire che i temi della disponibilità alimentare, della sicurezza degli alimenti, della corretta alimentazione e della nostra capacità di soddisfare gli attuali bisogni di cibo senza compromettere la possibilità alle generazioni future di soddisfare i propri, sono tra i temi sui quali si giocherà il futuro della specie umana – dichiara Umberto Agrimi, Responsabile del Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità. È su questi argomenti che la Simevep e l’Iss hanno voluto organizzare questo convegno, nella consapevolezza che in un mondo che i progressi culturali, scientifici e tecnologici hanno reso sempre più ‘piccolo’, diventa ineludibile la necessità di affrontare le problematiche sanitarie attraverso un approccio olistico che guarda alla salute in termini globali. Ci guida un sentire comune verso l’apertura alle ‘sfide di salute’ che si profilano in un settore complesso e in continuo divenire come quello del ‘cibo’. Sfide – conclude Agrimi – che possono essere affrontare e vinte solo attraverso la valorizzazione e l’integrazione delle competenze che, pur nella loro specializzazione, devono lavorare assieme».
Nelle foto: un momento dell’intervento di Antonia Ricci (IzsVe) e il pubblico dell’aula Pocchiari dell’Iss
Fonte Simevep – 8 novembre 2015