Una corsa contro il tempo. Il 12° round di discussione del Ttip – il negoziato in corso tra Usa e Ue per costituire la più ampia zona di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico – non si è affatto concluso a Bruxelles venerdì. Prosegue questa e la prossima settimana. Quindici giorni in più di intensi lavori in cui le parti cercheranno di mettere sul piatto quei contenuti che sinora, su troppi dossier, sono mancati. Inoltre, in primavera si aggiungeranno altri 2 round, sinora non previsti. Perché se i due negoziatori, europeo e americano, continuano a ostentare ottimismo su una possibile chiusura di principio dell’accordo entro l’anno, è difficile trovare, a Bruxelles, funzionari Ue pronti a scommetterci davvero. Obiettivo del surplus di lavoro, arrivare all’estate con «progressi sostanziali sulle regole, l’accesso al mercato e l’armonizzazione dei regolamenti – ha spiegato venerdì il negoziatore Ue Ignacio Maria Bercero – ma soprattutto con un’idea compiuta del perimetro da dare al negoziato».
Dopo sarà troppo tardi. Nonostante le rassicurazioni Usa, si entra nel vivo della campagna presidenziale americana. Ma nel 2017 si vota anche in Francia (che ha chiesto siano anche i parlamenti nazionali ad esprimersi sul Ttip, una volta sottoscritto) e in Germania (dove i movimenti di opposizione sono i più agguerriti). Intanto, la linea è quella di lasciare per gli end games, cioè l’ultima fase del negoziato, i dossier più divisivi. Tra questi c’è la pretesa Ue di un riconoscimento Usa delle nostre denominazioni di origine, Dop e Igp agroalimentari.
Igp e dazi
Sul punto, le posizioni restano lontane. La Commissione Ue ha deciso di legare il tema della protezione delle Indicazioni geografiche all’accesso al mercato. In pratica, ogni ulteriore confronto sul 3% di tariffe “escluse” dalla liberalizzazione nel precedente scambio di offerte avverrà solo dopo che anche la controparte statunitense avrà maturato, sul tema delle Indicazioni di origine, un livello di ambizione maggiore, più in linea con le aspettative della Ue. Un segnale. Ma non proprio una minaccia, visto che le tariffe sono già basse. La Ue propone comunque di azzerarne il 97%; gli Usa l’87 per cento. Sul fronte agroalimentare, la Ue punta al riconoscimento di una lista di marchi Dop e Igp. Che però riguarda pochi prodotti di nicchia. Il grosso dell’Italian Sounding resta fuori. Bruxelles chiede di lavorare a un sistema di etichettatura ad hoc per distinguere un prodotto originale da uno che ne evoca il nome con l’inganno. Gli Usa sono tiepidi.
Servizi
Restano tutte le divergenze. Il mercato europeo dei servizi è già più aperto di quello statunitense dal punto di vista settoriale (servizi marittimi, trasporti aerei, pacchetto mobilità, Tlc, servizi postali). L’apertura, almeno parziale, di questi settori rappresenterebbe un “valore aggiunto” per la Ue. L’impressione di fondo, a Bruxelles, è che in realtà gli Usa, che hanno già un buon accesso al mercato europeo, puntino a consolidare la situazione, evitando il più possibile di fare concessioni.
Appalti
Altro tasto dolente. Qui le questioni sono due. La Ue chiede che le proprie aziende possano avere libero accesso e diventare fornitrici delle imprese americane per gli appalti “made in Usa”. Ma vogliono anche poter entrare nel mercato degli appalti sub-federali, cioè statali. Gli Usa frenano. Nel primo caso, perché esiste una legge, il cosiddetto “Buy American” che restringe il mercato agli operatori esteri e favorisce l’acquisto della manifattura Usa. Ma su questo punto gli Usa qualcosa dovranno cedere. Mentre per raggiungere il livello sub-federale – dicono – bisognerebbe coinvolgere tutti i 50 Stati.
I regolamenti settoriali
Si lavora per arrivare, entro luglio, a un accordo anche negli otto capitoli: automotive, chimica, farmaceutica, cosmetica, engineering, Ict, apparecchi biomedicali e tessile. Gli Usa puntano sulla necessità di modifiche alla normativa Ue. La Commissione mira ad incentivare la cooperazione tra chi stabilisce le norme e gli standard internazionali con mutuo riconoscimento delle normative esistenti se soddisfano criteri di affidabilità e sicurezza.
Isds
Sugli arbitrati internazionali – cioè come gestire le controversie tra investitori privati e Stato –, i negoziatori Usa sono stati finora in “modalità ascolto”. Presentata la proposta del commissario Ue al Commercio Internazionale, Cecilia Malmström, per istituire un sistema giudiziale (non più extra-giudiziale), che prevede un tribunale e giudici selezionati da Ue e Usa senza conclamati conflitti di interesse. Lunedì il Canada ha detto sì a questa proposta nell’accordo in via di perfezionamento tra Ue e Canada. Un precedente che sembra lasciare agli Usa poco margine per opporsi.
Laura Cavestri – Il Sole 24 Ore – 3 marzo 2016