Come nel giorno della marmotta di Bill Murray, anche nella trincea contro il Covid pare di rivivere ogni mattina la stessa sceneggiatura. E così, dopo le settimane di terrore di novembre e dicembre e dopo aver patito il periodo delle restrizioni di Natale, terribile sì ma salvifico visto che ha spinto all’ingiù la curva dei contagi, ecco il riconoscimento della «zona gialla», accompagnato da comprensibili sospiri di sollievo, cui subito hanno fatto seguito gli assembramenti di rito con corollario di fotografie e indignazione social, per arrivare ieri alla minaccia del presidente della Regione Luca Zaia di nuove restrizioni, con l’ennesima ordinanza. Un deja-vu che crea sconforto soprattutto tra i sindaci che davanti a certe scene non sanno più a che santo votarsi.
«Mi sono confrontato con alcuni di loro ed in particolare con il presidente di Anci Mario Conte – spiega Zaia – non escludo di adottare misure ulteriori rispetto a quelle già previste per la zona gialla entro la fine di questa settimana. Ne stiamo parlando con l’Avvocatura civica perché non vogliamo dare un’altra mazzata alle attività economiche ma gli assembramenti visiti nell’ultimo fine settimana ci preoccupano, perché si combinano con gli allentamenti previsti dal passaggio di fascia e con il ritorno in classe degli studenti delle superiori».
Trovare un equilibrio non è facile, ammette Zaia, perché se da un lato si fa sempre sentire la pressione di quanti vorrebbero che la Regione stringesse le maglie a tutela della salute dei propri cittadini, dall’altra ristoratori, baristi e negozianti, comprensibilmente esasperati, cominciano a passare dalla lamentela ad azioni più bellicose. «In Lombardia – evidenza il presidente della Regione – si sta organizzando una class action per i danni provocati da chiusure che sono state ritenute a posteriori ingiustificate, perché è chiaro che se uno perde i soldi e poi scopre che non ce n’era bisogno, non la prende tanto bene». Il punto di caduta potrebbe essere un intervento sugli orari e le modalità di servizio di bar e ristoranti, senza irrigidire le chiusure e senza bloccare nuovamente i confini comunali, sull’esempio di quanto fatto dal Friuli Venezia Giulia, che in questo gioco di rimandi si era ispirato proprio al Veneto. L’ordinanza firmata da Massimiliano Fedriga prevede il divieto di consumare alimenti e bevande per asporto nelle vicinanze dell’esercizio di vendita e, comunque, nei luoghi dove siano possibili assembramenti e il divieto di consumazione al banco dopo le ore 11.
«I problemi sono analoghi in tutte le città – spiega Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente Anci Veneto -. Come sindaci, dopo un confronto con le polizie locali, ci stiamo concentrando in particolare sulle consumazioni nei plateatici. È lì che abbiamo notato le situazioni più critiche. Ripristinare l’obbligo di consumare solo da seduti potrebbe essere una soluzione. Ce lo chiedono anche i gestori di locali, imprenditori responsabili che hanno notato difficoltà a gestire gli spazi all’esterno. Ci sono stati locali che hanno dovuto sospendere la mescita perché si creavano piccoli assembramenti fuori controllo all’esterno. Se rimarremo in zona gialla dobbiamo garantire il rispetto di tutte le norme anti contagio».
Sul fronte dei vaccini, invece, inizia a concretizzarsi l’annuncio di Zaia circa l’acquisto da parte della Regione di uno stock di dosi ulteriore rispetto a quello fornito ogni settimana dalla catena Unione Europea-commissario Arcuri, direttamente sul libero mercato. «Avevo capito che l’Ue si era impegnata a creare un “contratto ombrello” per evitare che si scatenasse il Far West, ma è innegabile che sul mercato le offerte non manchino. Noi non vogliamo lasciare nulla di intentato: abbiamo avuto un scambio di carte con due intermediari per altrettanti vaccini, entrambi autorizzati da Aifa. Stiamo facendo le verifiche del caso perché in un caso ci viene proposto un prezzo superiore a quello Ue di 4-5 volte, in un caso addirittura più basso del 10%. La disponibilità sarebbe immediata e questo ci impone una riflessione perché se è vero che la Corte dei conti potrebbe chiederci conto del maggior esborso, è altrettanto vero che le procure potrebbero chiederci perché non abbiamo messo al riparo più vite dal virus avendone la possibilità». Zaia non conferma ma la Regione ragionerebbe su un milione di dosi aggiuntive.