L’incidenza dei casi nella settimana dall’8 al 14 febbraio oggetto del monitoraggio indica un leggero aumento da 133 a 135 contagi ogni 100 mila abitanti. Ma i numeri del monitoraggio sono vecchi di una settimana, mentre quelli di ieri dicono che qualcosa si sta muovendo e non in meglio, perché per trovare un dato peggiore dei 15.479 di quest’ultimo bollettino bisogna risalire al 16 gennaio. Mentre i morti ieri erano ancora 353. Un livello al quale ci siamo oramai assuefatti ma che resta alto. Anche il tasso di positività sui tamponi eseguiti sale dello 0,4% attestandosi al 5,2%. Solo 10 giorni prima era al due. Segno evidente che le varianti hanno smesso di giocare a nascondino per spingere verso l’alto la curva dei contagi. «Nella migliore delle stime è emerso che la variante inglese si trasmette il 39% in più, ma con un range molto vario sul territorio», ha rivelato il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro. E se il virus che parla inglese è più contagioso, non deve poi stupire che si stia propagando velocemente lungo lo Stivale. In Umbria, Marche Abruzzo e Molise più di un contagio su due è attribuibile alla variante britannica, nel Lazio per ora solo il 17%. In Emilia Romagna la media è del 28% ma alcune province superano il 40%. In Toscana è al 35%, in Puglia al 38%, intorno al 30% la Lombardia, molto più in basso il Piemonte, dove si stanno elaborando i dati. Ma secondo le stime di Iss e ministero della Salute la presenza della variante inglese raddoppia di settimana in settimana, mentre poco o nulla sappiamo di quelle ancor più temibili brasiliana e sudafricana. Le varianti non sono comunque solo più contagiose ma anche maggiormente aggressive. Basta buttare un occhio all’aumento dei ricoveri in terapia intensiva nelle ultime settimane, che nelle regioni a maggiore diffusione di varianti sale più veloce della curva dei contagi. L’indagine del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” del Cnr segnala un aumento esponenziale dei ricoveri in Abruzzo, così come in Umbria, dove negli ultimi giorni c’è stata una frenata della crescita, che lo studio attribuisce al lockdown introdotto l’8 febbraio in due terzi della regione. «Ci aspettiamo un aumento dei casi da variante inglese» conferma il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. Che poi ci dà anche una buona notizia: «Non riduce l’efficacia del vaccino». E almeno quello targato Pfizer sui nostri nonni sta dimostrando di funzionare bene. «L’incidenza dei casi tra gli over 80 sta diminuendo e questo è un primo segnale importante della adesione alla campagna vaccinale», spiega Brusaferro. Ma la vaccinazione va avanti a rilento. E anche se i numeri del monitoraggio sono un po’ datati, perché ci sono tempi non contraibili per calcolarli, l’ultima settimana di rilevazione ci dice che l’Rt nazionale è salito ancora fermandosi a 0,99, un filo sotto la soglia di sicurezza di uno, superata la quale i contagi iniziano ad aumentare via via più rapidamente. E sopra l’Rt medio pari a 1 ci sono già 10 regioni. «Analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei si raccomanda il rafforzamento e l’ innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale» scrivono gli autori del monitoraggio. Governo e regioni stanno per raccogliere l’invito a stretto giro