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Viaggi proibiti Si allunga lo stop agli spostamenti tra le Regioni. Il blocco resterà fino al 5 marzo. Domani tre cambi di colore L’Iss invoca una stretta. L’ipotesi: zona arancione unica

Repubblica. Prima mossa: prolungare fino al 5 marzo il blocco degli spostamenti tra Regioni, anche in zona gialla, in modo da allineare il divieto alla scadenza del dpcm attualmente in vigore. Seconda mossa: ragionare su un’eventuale zona arancione nazionale, da introdurre per una fase transitoria di almeno un mese con il prossimo decreto. Sono i due interventi che il governo potrebbe mettere in campo per bloccare le varianti, che rischiano di far esplodere nuovamente il contagio e complicare di parecchio la campagna vaccinale. Fa paura la loro diffusione, quella inglese è ormai in media al 35%, e la loro contagiosità. «La diffusione della variante inglese, riscontrata su gran parte del territorio nazionale, comporta un aumento della trasmissibilità compresa tra il 36.3% e il 39.0%», è scritto nel verbale della Cabina di regia di ieri.
Bisogna distinguere tra le due misure, però. La proroga del divieto di spostamento è ormai certa. E sarà approvata presto, certamente prima del 25 febbraio, quando scade il provvedimento del governo Conte sui movimenti. L’ipotesi di una stretta complessiva sull’intero territorio nazionale, invece, è ancora un’opzione. Peserà, in questa decisione, la posizione dei governatori. Di certo c’è che alcuni di loro premono per intervenire con un’area nazionale soggetta in modo omogeneo a maggiori restrizioni, andando oltre il puzzle dei colori (che però, almeno finora, sembra aver funzionato). Anche i tecnici stanno valutando la questione. Ieri il Cts ne ha parlato rispondendo al quesito della Regione Lombardia, che chiedeva l’apertura serale dei ristoranti in zona gialla. Quella possibilità non è stata concessa e anzi si è parlato di misure omogenee che portino a “scurire” il giallo, cioè a ridurre spostamenti e comportamenti a rischio all’interno delle Regioni. Al di là della scelta del colore dal quale partire, anche la posizione dei tecnici sembra improntata a una stretta di livello nazionale.
A capo della fazione favorevole alla stretta nazionale c’è Stefano Bonaccini, che oggi terrà una riunione con gli altri Presidenti di Regione. «Mi chiedo se questo saliscendi, con il cambio di colore delle regioni, alla luce delle varianti, non abbia qualche pecca che si può risolvere», ha detto ieri il governatore dell’Emilia Romagna. Alcuni presidenti, ovviamente, tendono a frenare, perché si trovano attualmente in zona gialla e preferirebbero evitare altri sacrifici. Il governatore sardo Christian Solinas, ma non solo. Resta il fatto che le varianti corrono veloci. E che per proteggere la campagna di vaccinazione che ha in mente Mario Draghi serve un livello di diffusione del virus sotto controllo.
L’esecutivo allora, attraverso Roberto Speranza e la neo ministra degli Affari regionali Maria Stella Gelmini, ragionerà con i governatori di eventuali novità che superino — o aggiornino — il sistema dei tre colori. Ma è chiaro che su un punto il governo non può transigere: una zona arancione nazionale transitoria non può escludere l’istituzione di zone rosse regionali, provinciali o comunali, dove necessario. D eve insomma essere un minimo comune denominatore, ma che sarà possibile accompagnare con misure localizzate più severe ed eventuali lockdown territoriali. Anche per questo il monitoraggio settimanale della Cabina di regia si continuerà a fare.
Dopo quello di ieri, come anticipato da Repubblica, i tecnici hanno segnalato al ministro alla Salute Roberto Speranza che Emilia-Romagna, Campania e Molise hanno dati da zona arancione. Sono queste le tre regioni che da domani cambieranno colore. Sono già nello stesso scenario, che si raggiunge con un Rt superiore a 1 oppure con un rischio alto, Toscana, Liguria, Abruzzo, Provincia di Trento. Hanno dati da arancione anche la Provincia di Bolzano e l’Umbria. La prima però si è messa in zona rossa e la seconda ha nella stessa condizione tutta la provincia di Perugia. E a causa delle varianti hanno creato zone rosse nel loro territorio anche le Marche, la Lombardia, il Piemonte. La Val d’Aosta invece fino alla settimana scorsa aveva dati da zona bianca. Questi non sono stati confermati nell’ultimo monitoraggio perché i casi sono più dei 50 alla settimana per 100mila abitanti (50,39) previsti come limite di quello scenario e perché il rischio ora è moderato e non basso. Adesso c’è la Sardegna che ha numeri buoni, appunto da zona bianca, ma dovranno essere confermati per altre due settimane.
L’Rt nazionale sale a 0,99, con l’intervallo più alto superiore a 1. La Cabina di regia sottolinea che «serve una drastica riduzione delle interazioni fisiche e della mobilità, è fondamentale rimanere a casa il più possibile» Per Gianni Rezza, capo della Prevenzione del ministero, «i dati dicono che c’è una controtendenza verso un aumento dei casi». Il sistema delle zone, dice, «ha funzionato, ma è migliorabile».

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