Arriva un quadro di sanzioni unico per le violazioni delle norme sulle etichette alimentari. Ci saranno, ad esempio, sanzioni fino a 40 mila euro per la mancata indicazione degli allergeni. Nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato il decreto legislativo sulle sanzioni relative alla violazione di norme a tutela dei consumatori dei prodotti alimentari. Si tratta della disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni contenute nel regolamento Ue n. 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, e l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni europee.
Il decreto approvato, spiega una nota di Palazzo Chigi, “dispone un quadro sanzionatorio di riferimento unico per la violazione delle norme sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori”. L’autorità amministrativa competente per l’irrogazione delle sanzioni è il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole. Poiché si tratta di violazioni legate a obblighi informativi, sono state introdotte solo sanzioni di natura amministrativa commisurate alla gravità della violazione.
Il testo riscrive le vecchie norme del Codice penale (approvato con regio decreto 19 ottobre 1930) e di leggi degli anni Sessanta, in temi come la salute pubblica, l’avvelenamento delle acque e degli alimenti, l’adulterazione, ma inserisce anche nuovi reati come l’agropirateria e il disastro sanitario, una novità assoluta che prevede nel caso di adulterazioni che provochino lesioni gravi e morti la reclusione fino a 18 anni.
Pugno duro anche per chi inganna il consumatore con indicazioni mendaci su provenienza e qualità degli alimenti. Le sanzioni sono pesantissime e arrivano alla confisca dei beni e alla reclusione. Ma il cambio di passo è anche culturale. Sotto tiro finisce l’intera filiera dal campo alla tavola, con il coinvolgimento di tutti gli anelli compresi importatori, esportatori, trasportatori e distributori. Al centro viene posto il consumatore, ma spunta anche la difesa del patrimonio agroalimentare nazionale. E vengono introdotte modalità investigative come le intercettazioni e la possibilità di ricorrere a misure di custodia cautelare.
Il provvedimento punta a rafforzare la tutela della salute dei consumatori, mentre le frodi commesse dalle organizzazioni mafiose vengono punite più duramente.
Le sanzioni sono ovviamente modulate in base alla gravità dell’articolata gamma degli illeciti con un range che, oltre al caso eclatante del disastro sanitario, va da due ai sette anni di reclusione e multe da 15mila a 100mila euro. Vengono previste anche pene accessorie, come l’interdizione temporanea dagli uffici delle persone giuridiche e delle imprese, nonché il divieto di qualsiasi azione, comunicazione commerciale e attività pubblicitaria. Il ddl prevede però una diminuzione delle pene nel caso in cui il colpevole collabori concretamente con l’autorità di polizia o l’autorità giudiziaria.
« L’Italia – ha spiegato il ministro Martina – propone un modello nuovo di contrasto al crimine in questo settore strategico. Dopo la legge contro il caporalato, serve una svolta per la massima legalità nella filiera del cibo. Questa legge può dare un contributo decisivo. Avanti per la sua approvazione».
«Le contraffazioni aumentano con la diffusione delle tecnologie e dunque – dice Moncalvo – anche per le indagini occorre il supporto di strumenti hi tech. E questo è un aspetto importante del nuovo testo. Un altro elemento strategico è che il consumatore è al centro, così come lo è per la battaglia che da anni stiamo portando avanti sulla necessità di regole giuste». Moncalvo rilancia dunque sull’etichetta con l’indicazione dell’origine «giusta per dare trasparenza». E sottolinea come per il latte la super etichetta non solo abbia offerto maggiori garanzie al consumatore ma abbia anche consentito una equa remunerazione nella filiera senza produrre aumenti ingiustificati dei prezzi. «È fondamentale – precisa – avere la certezza che le regole siano rispettate e che le pene siano dure e giuste. Perché chi opera fuori dalla legge deve sapere che non potrà più essere messo in condizione di reiterare il reato. Abbiamo grandi forze dell’ordine, ma la magistratura non aveva gli strumenti adeguati. Mentre le agromafie hanno continuato a rafforzarsi con un fatturato che è arrivato a 22 miliardi. E tra le attività in maggiore crescita c’è l’import di prodotti di bassa qualità spacciati poi come italiani. E questo – conclude il numero uno di Coldiretti – spiega perché stia cambiando la geografia del crimine. E se nella classifica delle agromafie al primo posto troviamo Reggio Calabria al secondo e terzo ci sono Genova e Verona, punti di ingresso di prodotti scadenti e città nelle quali si sono verificate grandi frodi, dall’olio d’oliva alle carni e ai formaggi».
“L’etichetta è la principale arma che il consumatore ha per difendersi dalle frodi e per acquistare consapevolmente. E’ quindi fondamentale che siano rispettate le norme e che questo venga garantito tramite controlli e pene severe. L’annuncio dell’approvazione in Consiglio dei Ministri di un quadro sanzionatorio unico relativo alle informazioni sugli alimenti ai cittadini non può che essere cosa gradita al Movimento Difesa del Cittadino, anche se arriva dopo tre anni dall’operatività del Regolamento europeo 1169 del 2011”. Così l’associazione, che ricorda come sia stata approvata una norma che riguarda tutti i prodotti e dunque va nella direzione di una maggiore chiarezza nella “giungla” delle etichette.
Sostiene Silvia Biasotto, responsabile sicurezza alimentare di MDC: “Un riferimento unico sanzionatorio era necessario e coerente. In caso di mancata apposizione delle indicazione relative agli allergeni si prevedono sanzioni fino a un massimo di 40mila euro, di 24mila euro per altre indicazioni obbligatorie e, salvo che il fatto costituisca reato, per le violazioni sull’origine sanzioni fino a 16mila euro. Interessante, nel caso dell’e-commerce, la violazione dei requisisti di informazione al consumatore comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 2mila a 16mila euro”.
15 dicembre 2017