Quando c’è spreco di denaro pubblico ci troviamo di fronte a un diritto sociale negato. E anche quello degli abusi della legge 104 è un filone di indagine che perseguiremo sempre con maggiore severità a beneficio di chi, questa norma,la utilizza in maniera corretta». Ad annunciare la stretta sui controlli era stato, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore regionale della Corte dei Conti, Paolo Evangelista. E che quello delle norme che regolano il diritto ad assentarsi dal lavoro se si è disabile grave o per assistere parenti invalidi sia un tema dalle mille implicazioni, lo conferma proprio l’interesse della magistratura. Si va a caccia dei furbetti, innanzitutto. Ma anche del modo migliore per aggirare gli ostacoli, come ha fatto il piccolo Comune di Trevenzuolo, duemila anime in provincia di Verona, alle prese con una dipendente assente per un congedo di due anni ottenuto proprio per accudire un familiare malato. Lo scorso anno il sindaco Roberto Gazzani si era rivolto ai giudici, chiedendo se i costi per l’assunzione di un sostituto dovessero rientrare nei già strettissimi limiti di spesa dell’ente. «La Corte dei Conti ci ha risposto di sì — racconta — e il risultato è che, per pagare il “supplente”, abbiamo dovuto ridurre l’orario di servizio del segretario comunale. Lo trovo inconcepibile, anche perché in altre zone d’Italia i dipendenti pubblici sono perfino in esubero». Insomma, quando la coperta è corta, le rinunce ricadono sulla collettività.
A preoccupare è soprattutto la rapidità con la quale il ricorso alla 104 e al congedo straordinario sta crescendo, col risultato che le somme versate dall’Inps (quasi sempre attraverso i datori di lavoro) per i permessi retribuiti nelle imprese e — in via indiretta — le prestazioni lavorative non rese dai dipendenti pubblici, costano allo Stato 3,1 miliardi: 1,3 miliardi nel privato e 1,8 nel pubblico. Gli ultimi dati Inps disponibili sono quelli relativi al 2016 e riguardano soltanto il settore privato. In Veneto i beneficiari di permessi per assistere i familiari sono stati 31.164, ai quali si possono aggiungere i 3.515 che hanno goduto di permessi personali (quelli fruiti dal lavoratore per sé stesso) e i 3.703 che hanno ottenuto un prolungamento dei congedi parentali e straordinari. Totale: 38.382, senza particolari differenze tra uomini e donne. Ebbene, nel 2012 avevano goduto dei permessi di assistenza in 23.292. Significa che in quattro anni l’utilizzo di questo strumento è aumentato del 33%, più della media nazionale, ferma al 30%. Eppure va meglio che altrove: nel Lazio i beneficiari sono 55.796 e in Lombardia addirittura 81.870.
«Ci sono diverse spiegazioni per ciò che sta accadendo», avverte Paolo Righetti, segretario Cgil Veneto con delega al welfare. «In generale riscontriamo un aumento delle patologie nella popolazione, anche a causa del fatto che siamo una società sempre più anziana. Inoltre, allo stile di vita moderno si accompagna una maggior incidenza delle malattie psichiatriche e professionali». C’è poi un altro fatto determinante: la crisi economica. «Molte persone sono costrette a farsi carico dei familiari infermi perché non possono permettersi i costi di una badante o delle strutture assistenziali. In alcune zone ci sono Ipab con posti letto liberi: fino a qualche tempo fa era impensabile». Righetti non nasconde, però, che tra i beneficiari si nasconda più di qualche truffatore. «Quelli vanno puniti severamente — conclude — e per farlo servono più ispettori». Anche se nessun imprenditore mette in discussione il diritto alla tutela della salute dei lavoratori o dei loro familiari malati, per chi guida un’azienda non è un fenomeno facile da gestire. Maria Raffaella Caprioglio, delegata alle relazioni industriali di Confindustria Veneto, la mette in questi termini: «La 104 è una legge di civiltà che ha una importante valenza sociale ma è chiaro che, se non vengono fatti gli opportuni controlli e si lasciano indefinite le regole, si mette in gioco la credibilità stessa della legge». Il problema nasce dall’uso distorto delle norme. Fino ad arrivare a situazioni estreme: il governatore della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha scoperto dipendenti che si sono fatti adottare da anziani malati, pur di non doversi presentare al lavoro. «In caso di abuso dello strumento — spiega la delegata di Confindustria — le imprese subiscono un palese danno all’organizzazione interna che si ripercuote sul lavoro di tutti i dipendenti. Chi ne approfitta commette infatti una doppia violazione: contro la norma e l’azienda, ma soprattutto contro chi ne ha realmente necessità».
Se il numero dei beneficiari nel settore privato è cresciuto, in quello pubblico è letteralmente esploso. Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha denunciato come l’utilizzo della 104 tra gli statali sia pari a circa quattro volte quello dei privati. Ancora il presidente della Sicilia, pochi giorni fa è sbottato di fronte ai giornalisti: «Possibile che qui, su 13mila dipendenti, 2.350 usufruiscano della legge 104?». Stime ufficiali non ce ne sono ma alcuni dati si possono ricavare dal Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, che riporta la distribuzione dei permessi suddivisa per Regioni e autonomie locali (che comprendono anche i Comuni): in Veneto, i giorni impegnati in permessi dai dipendenti sono mediamente circa tre all’anno, decisamente meno dei 5 dell’Umbria o dei 4,5 della Puglia.
Nel settore della pubblica istruzione, stando a un recente studio realizzato da Tuttoscuola su dati del Miur, «un maestro su cinque per trasferirsi si è avvalso della precedenza per assistenza a familiari con disabilità. Uno su 100 al Nord, più di uno su due nel Meridione». I dati si riferiscono agli spostamenti da provincia a provincia ottenuti dai docenti di scuola primaria, e il confronto tra diverse zone d’Italia è impietoso: solo lo 0,7 per cento di coloro che hanno chiesto il trasferimento in Veneto si sono avvalsi della precedenza che spetta a chi assiste un familiare. In numeri assoluti, un’unica maestra tra le 143 trasferite nella nostra regione. In Sicilia, invece, oltre 7 su 10, in Calabria quasi l’80 per cento dei docenti. In questo modo, i maestri titolari della 104 hanno ottenuto lo spostamento a scapito di altri insegnanti provvisti di maggior punteggio ma senza familiare da assistere. E così, numeri alla mano, il sospetto che qualcuno ne stia approfittando diventa certezza.
Il Corriere del Veneto – 15 aprile 2018