Sul problema della presenza di sostanze perfluoro alchiliche nell’acqua, ora scende in campo anche il consorzio Arica di Arzignano, che gestisce il collettore di trasferimento dei reflui dei cinque depuratori di Arzignano, Lonigo, Montebello, Montecchio Maggiore e Trissino. E che annuncia, da aprile, una ulteriore e forte azione destinata a ridurre ulteriormente la presenza dei Pfas.
L’occasione per fare il punto sulla problematica è stata fornita qualche giorno fa da un incontro della Commissione tecnica regionale, composta da rappresentanti dell’Istituto Superiore della Sanità, dell’Arpav, di vari settori della Regione Veneto e di Arica. «La problematica è di grande attualità a causa delle infiltrazioni che si sono verificate in alcune aree della nostra provincia – spiegano ad Arica – e che hanno compromesso la falda sotterranea, verso la quale i gestori dei servizi idrici interessati sono intervenuti con investimenti importanti per trovare soluzioni di abbattimento». «Oltre alla falda, che riguarda una contaminazione avvenuta da tempo – prosegue la nota -, è stata rinvenuta la presenza di queste sostanze anche presso alcuni scarichi industriali e da questi ai depuratori». Per questo, dopo le iniziative messe in campo dal 2013 per ridurre i perfluori alchilici, il consorzio Arica ora, in assenza di vuoti legislativi in materia, ha anticipato l’emanazione di normative destinate ad allineare, atutela dell’ambiente, la qualità del fiume Fratta ai valori più restrittivi individuati fra i vari stati mèmbri della Comunità Europea. «Abbiamo fatto una scelta netta a tutela della salute, pur consapevoli che esiste un vuoto legislativo che non ci aiuta spiega il presidente di Arica Renzo Marcigaglia – siamo convinti che non si possano fare sconti su un tema così pericoloso. Ora mi aspetto che in tempi ragionevoli chi deve legiferare, Regione o Governo, si affretti a farlo. Magari partendo dal nostro modello che anticipa i tempi».
Il Giornale di Vicenza – 14 marzo 2015