da Libero. Un barbiere della Camera dei deputati guadagna 136 mila euro lordi l’anno: certo, al massimo della retribuzione e a fine carriera, più 24 mila euro di contributi. Nell’Italia di Renzi un medico anestesista-rianimatore d’ospedale, che lotta per salvare le persone tra la vita e la morte, superando carenze di ogni genere, con orari spesso di 12-15 ore filate e l’incubo delle cause, ne prende a malapena 60 mila.
Ecco, queste due cifre 160 mila euro l’anno per chi fa il pelo ai rappresentanti del popolo, 60 mila a chi il popolo dovrebbe curarlo – rendono indecenti e moralmente inaccettabili i nuovi tagli alla sanità. Ed è entro questi due parametri, più che in altri, che si stagliano il fallimento di questo governo e la qualità del presidente del consiglio: più che il Riformatore, l’Imbonitore.
Tagliare ancora sulla sanità è quanto di più facile, miope e ingiusto. Una specie di esercizio muscolare della politica sulla pelle dei cittadini. La spending review del professor Monti aveva calato la scure per 8 miliardi nel piano 2012-2014. Ora per il 2015-2016 Renzi ne aggiunge 2,35 miliardi. Ma il ministro Lorenzin non aveva minacciato le dimissioni in caso di altri tagli?
I due provvedimenti sono stati partoriti in contemporanea. A far saltare i tetti, tanto strombazzati dalla presidente Laura Boldrini, agli stipendi dei dipendenti della Camera – la vera “casta”, non i deputati e i senatori – ha provveduto la Commissione giurisdizionale sul personale di Montecitorio. Composta da 5 membri del Pd, il partito di cui, combinazione, è segretario sempre Matteo. Così il barbiere potrà continuare a raggranellare i suoi 136 mila euro (più contributi), molto di più i commessi, 237 mila i documentaristi: lavoro prezioso, per carità, ma non rischiano nulla. L’ennesimo attacco alla salute arriva invece dal decreto legge del governo per gli enti locali, definitivo dopo l’approvazione della Camera (in vigore fra 30 giorni).
Si badi bene che il dl contiene mance per tutti: 2.500 assunzioni nelle forze dell’ordine per il Giubileo, assunti mille lavoratori socialmente utili in Calabria, concorsi all’Agenzia delle entrate, perfino la defiscalizzazione del Gp di Monza. La mannaia ancora una volta è solo per i conferimenti alle Regioni nel comparto sanitario.
Renzi oltre ai bagni di folla nelle aule scolastiche, dove ha cominciato la sua marcia di premier, dovrebbe visitare ospedali e corsie. Vedrebbe che a mandare avanti le sale operatorie sono in grande maggioranza medicidai30ai45anni,precari anche alla soglia dei 50, con contratti a termine e responsabilità enormi. Guadagnano 2.500 euro netti al mese: con le festività, indennità varie intravedono sfiorandoli i 3mila. Sono i più fortunati. Poi ci sono i “borsisti” (1.300 euro al mese), i cococo con partita Iva che guadagnano un po’ di più ma sono subissati dalle tasse. Tutti fanno lo stesso lavoro. Tutti devono pagarsi anche le pesantissime polizze contro i rischi professionali (sui 3-4mila euro l’anno).
Da anni non si fanno concorsi, da anni gli stipendi di medici e paramedici sono bloccati. Eroi, sì, insieme a infermieri e infermiere. Continuare a incidere e a tagliare in modo lineare in questo tessuto è semplicemente criminale.
Le nuove misure questa volta si concentrano sulla “prescrizione di esami inappropriati”, con possibili addebiti della prestazione al paziente e multe sullo stipendio ai medici. Il giudizio di “appropriatezza” riguarderà anche analisi e accertamenti prescritti in fase preoperatoria per evitare tragedie durante gli interventi?
Soprattutto, i nuovi tagli sono moralmente indecenti perché colpiscono ancora una volta i più deboli. Aumenterà solo il numero di coloro che – non solo i poveri ma anche una fetta di quella che si chiamava classe media – nell’Italia di Renzi rinunciano a curarsi.
Certo che vanno evitati sprechi e scandali. Ma l’austerità non scalfisce neppure il vero nodo da 40 anni. È l’intreccio tra sanità e politica, la cui somma è il malaffare. E lo sanno benissimo. Non mi viene in mente nessun altro termine: buffoni.
Libero – 6 agosto 2015