Non sono arrivati ad uccidere, come accaduto pochi giorni fa in Sicilia, ma restano un problema enorme per residenti e imprenditori dei Colli Euganei. A maggior ragione dopo lo stop agli stanziamenti imposto dalla Regione. Stop che ha significato un nulla di fatto negli ultimi otto mesi, periodo in cui normalmente si effettuavano 1100 soppressioni.
«La situazione è drammatica – ha spiegato Luca Callegaro, presidente del’Ente Parco Colli Euganei – i danni sono enormi e ormai si contano un paio di incidenti stradali alla settimana a causa loro. Poi in questo periodo di caldo cercano dell’acqua e per dissetarsi distruggono campi e campi di uva, riuscendo addirittura a scavare delle buche per passare sotto ai recinti elettrificati installati da alcuni imprenditori. Il danno per le viti è di almeno il 20 per cento del raccolto».
Impossibile fare una conta del numero di cinghiali presenti nei Colli ma Callegaro parla cautelativamente di una cifra che oscilla tra i 6 e i 7 mila capi. Se a questo si aggiunge che negli ultimi mesi non si è fatta alcuna azione (né chiusini, né abbattimento di capi) e che un esemplare femmina partorisce due volte all’anno, anche sette, dieci cuccioli, si capisce che la situazione è potenzialmente esplosiva. Ed è proprio la politica di contenimento dei cinghiali il terreno su cui si è giocato l’addio lo scorso marzo del past president, Gianni Biasetto.
«Me ne sono andato anche per questo – ha spiegato – non ci hanno messo nelle condizioni di portare avanti la nostra azione, né di attivare i 30 operai forestali e i 25 cacciatori abilitati che avrebbero permesso un contenimento del numero. La Regione non ci ha dato i 600 mila euro necessari e non abbiamo potuto fare niente. E’ un problema che sta assumendo contorni sempre più preoccupanti». A complicare ancora di più la situazione è inoltre il fatto che, secondo la legge, il cinghiale è equiparato al resto della fauna selvatica e quindi soggetto ad una serie di tutele. «Non è fauna selvatica – ha infine aggiunto il presidente Callegaro – è una calamità naturale. E’ indispensabile snellire le leggi nazionali se non vogliamo rischiare di trovarci anche qui nei Colli Euganei di fronte a fatti di cronaca come quello accaduto in Sicilia». (ri.ba. )
Il Corriere del Veneto – 11 agosto 2015