La disoccupazione che a luglio è calata in maniera decisa, al 12%. Mezzo punto in meno rispetto a giugno, ai livelli più bassi dall’estate del 2013. Quella giovanile scesa di due punti e mezzo, al 40,5%. Poi il Pil, che nella prima metà dell’anno è cresciuto con (un po’) più di energia, rivisto al rialzo dall’Istat: +0,4% nel primo trimestre e +0,3 nel secondo, in entrambi i casi un decimo oltre le stime precedenti, +0,7% sullo stesso periodo del 2014. E infine le famiglie, che tra aprile e giugno sono tornate a spendere, lo 0,4% in più rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Un incremento del genere non si vedeva dal 2010.
Con intensità diverse, ma i dati economici diffusi ieri dall’Istituto di statistica sono tutti intonati in positivo. Un buon ritorno dalle vacanze, ha commentato Matteo Renzi, che al canonico tweet («le riforme servono ») ha allegato anche un videomessaggio: «Dopo anni di ritardo, siamo tornati in mezzo al gruppo europeo». La disoccupazione italiana resta comunuqe sopra alla media dell’eurozona, scesa al 10,9%. E parte del calo è legato all’aumento degli inattivi, le persone che hanno rinunciato a cercare lavoro, 99mila in più. Resta il fatto che a luglio gli occupati sono cresciuti di 44mila unità e i disoccupati calati di 143mila: «Numeri positivi – ha riconosciuto il leader della Cgil Susanna Camusso- ma basta propaganda».
Sulla correzione del Pil si è invece concentrato il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan. Con le nuove stime la crescita già acquisita per il 2015 sale allo 0,6%, a un passo da quella prevista del Def per l’intero anno (0,7%). «Le finanze pubbliche sono sotto controllo e ci permettono di dare respiro alla ripresa», ha cinguettato il ministro, per cui l’extra sviluppo potrebbe liberare spazi di manovra nella prossima legge di Stabilità. Una doccia fredda preventiva però è arrivata dalla Commissione europea, che avrà l’ultima parola sul documento contabile: «Le regole della flessibilità sono già state applicate per l’Italia», ha detto ieri un funzionario di Bruxelles. Dove anche l’annunciato taglio delle tasse sulla casa suscita perplessità, per ora espresse in via non ufficiale: «In varie occasioni l’ecofin ha raccomandato a Roma di spostare il carico fiscale da lavoro e capitale verso patrimonio e consumi, per sostenere i fattori produttivi», ha aggiunto un alto esponente dell’esecutivo comunitario. In serata la replica del sottosegretarioalle Politiche europee Gozi: «Il governo prosegue con le riforme in piena autonomia».
Salgono Pil e occupazione. Renzi: “L’Italia riparte”. Scontro con l’Ue sulla casa. Vertice con Padoan: verso un aumento delle stime di crescita
Alessandro Barbera. È la volta buona? Forse. Le cose vanno meglio? Certamente sì. Possiamo chiedere più flessibilità all’Europa? Discutiamone. Ieri pomeriggio, primo piano di Palazzo Chigi, Piazza Colonna, Roma. Matteo Renzi e Piercarlo Padoan leggono gli ultimi dati sull’economia italiana attorno al grande tavolo delle riunioni. Quelli dell’Istat su produzione industriale e occupazione, quelli del Tesoro sull’andamento dei conti. Entro il 20 settembre c’è da presentare alle Camere la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, le stime sulla base delle quali poi verrà costruita, entro metà ottobre, la manovra per il 2016. In Europa non sono per nulla contenti della decisione di abolire la tassa sulla prima casa, la ritengono una misura «poco efficace per aumentare il potenziale di crescita». Una fonte anonima di Bruxelles ribadisce alle agenzie di stampa italiane la posizione dell’esecutivo europeo, scatenando l’ira di Palazzo Chigi: «Il governo decide in autonomia, a Bruxelles si occupino semmai del dramma dell’immigrazione», dice il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi. La Commissione preferirebbe che il governo puntasse tutto sulla riduzione del costo del lavoro, ma ormai Renzi ha deciso: per quest’anno giù Tasi e Imu. Non proprio per tutti (ville e castelli dovrebbero restare fuori) ma quasi. Padoan, che pure non è entusiasta, non remerà contro. Però sa che per quella strada sarà più difficile ottenere un margine di flessibilità sul deficit. La manovra varrà almeno 25 miliardi, solo dieci dei quali arriveranno da tagli di spesa. Che fare? Renzi e Padoan sono decisi a ritoccare al rialzo le stime di crescita. Se non quelle di quest’anno, certamente del 2016, che oggi prevedono un +1,4 per cento. Più è alta la stima, più è facile dimostrare che i conti sono sostenibili.
Migliora la crescita
Poche ore prima l’Istat ha alzato di un decimale le stime del prodotto interno lordo del primo (+0,4 per cento) e del secondo trimestre (+0,3). Ciò significa che si può dare per acquisito per l’intero 2015 una crescita dello 0,6 per cento. Secondo il Tesoro è a portata di mano lo +0,7, forse lo 0,8 per cento. «Dopo aver bucato la gomma, l’Italia riparte», dice Renzi in un videomessaggio su Facebook e Twitter. Per il capo degli industriali Squinzi «non basta ancora», la leader della Cgil Camusso dice che è tutta «propaganda», Renzi controreplica invitando la Camusso «a non fare polemiche almeno per un giorno».
E cala la disoccupazione
Altro dato che fa sorridere il governo: a luglio c’è stato un balzo degli occupati. Lo dicono i dati del trimestre aprile-giugno, ancora di più quelli di luglio. La disoccupazione è scesa al 12 per cento, mezzo punto in meno del mese precedente, lo 0,9 per cento su base annua. Significa che di questo passo a dicembre ci saranno 235mila persone al lavoro in più di fine 2014. Alcuni dati sorprendono Padoan, come la ripresa degli occupati nelle costruzioni, che scendevano da cinque anni. Ci sono alcuni però. Il primo è che il lavoro c’è solo per i meno giovani, persone che escono dalla cassa integrazione o molto specializzate. Nel periodo aprile-giugno gli occupati over 50 sono saliti del 5,8 per cento, mentre sono scesi del 2,2 quelli fra 18 e 35 anni. Due: solo a luglio il numero degli inattivi, cioè coloro che rinunciano a cercare un lavoro, è salito di oltre novantamila unità. Infine: i numeri reggeranno ai venti di crisi che soffiano da Oriente? Al Tesoro sono convinti di sì. E a dimostrazione del fatto che i conti sono ok, per il Tesoro c’è l’andamento delle spese statali: da gennaio ad agosto il cosiddetto fabbisogno è stato di 31,7 miliardi, 19 in meno di un anno fa.
Repubblica e La Stampa – 2 settembre 2015