II Pd giudica «devastante» per la sanità véneta la riforma Zaia, che «umilia i direttori generali» e cancella «un modello virtuoso, riferimento nazionale ed europeo», e «distrugge il sociosanitario». Ed è pronto a scendere e in piazza, se dovesse essere approvata dal consiglio regionale. Cosi il Pd regionale, su input di quello trevigiano, convocherà gli stati generali della Salute, coinvolgendo ordini, università, medici e personale infermieristico, ma anche Ipab, mondo del sociale e del welfare.
Clima battagliero, giovedì sera a Ca’ del Galletto. Sala gremita da 200 persone: sindaci e amministratori, ma anche primari e medici non iscritti. Al tavolo la segretaria provinciale Lorena Andreetta e il consigliere comunale Nicolo Rocco (fra i fautori dell’incontro). È stato il consigliere regionale Claudio Sinigaglia a illustrare la riforma Zaia (ma tutti l’hanno chiamata «Mantoan»): è la legge 23 che crea l’azienda zero sovraordinata, unifica le Usl su scala provinciale, riforma il sociale eliminando i dirigenti. Non senza autocritica rispetto al passato, il Pd vuole fare della sanità una «frontiera». La linea è chiara: azienda zero subordinata e al servizio dei direttori generali, dimensionamento «congruo» – le 12 Usi proposte dall’Anci meglio delle 7 di Zaia in province come Treviso da 1 milione di abitanti – lotta agli sprechi e stop alla politica che favorisce il ricorso al privato.
Cosi, non esami sempre e comunque, ma «appropriati», no all’aziendalizzazione della sanità, ma difesa del modello si integrazione socio sanitaria. Difesa del welfare, dei servizi, dell’assistenza e garanzia del livello pubblico. E ancora, pressing su Zaia sul piano socio sanitario 2011-2016 non realizzato (a cominciare dagli ospedali di comunità, e dalla aggregazioni dei medici).
In tanti hanno denunciato la mancanza di studi di fattibilità, lo «scarso rispetto» di quanto è stato fatto in Veneto in questi anni. «Razionalizzazione non può e non deve essere sinonimo di smantellamento», ha detto Andreetta, «il Pd non è contrario a riforme e cambiamenti, ma non vogliamo riforme che umilino medici e sindaci per consegnare il potere assoluto nelle mani del presidente della Regione o di un suo fiduciario». Hanno parlato i sindaci Tonon, Arena e Barazza, il vicesindaco del capoluogo Grigoletto, l’assessore Cenedese (Silea). Riflessioni agrodolci, eufemismo, sul ruolo di sindaci e conferenze. Presenti poi i sindaci di Preganziol, San Biagio, Maserada, Povegliano, Casier, Monastier. Poi i contributi «bisturi» dei medici – Silvio Tessari, Maurizio Franco, Marco Zoccarato, Claudio Beltramello – e di Livio Frattin, padre del sociosanitario. Bisturi perché «affondati» nelle contraddizioni, nelle sperequazioni pubblico/privato, ma anche nei contrasti fra Regione e regione, nei ticket e nei servizi resi problematici.
La Tribuna di Treviso – 24 ottobre 2015