«II presidente Zaia ritiri il suo progetto di legge 23 sulla riforma della sanità veneta, perché non fa risparmiare un euro, ma accentra nelle mani di un’unica persona scelta da lui – il direttore generale della nuova “azienda zero” – la gestione in assoluto monopolio di 8,7 miliardi di euro di fondi per la sanità regionale, senza alcun vantaggio per i malati nel territorio».
Cosi Salvatore Lihard a nome del Movimento per la difesa della sanità pubblica, che martedì prossimo sarà in audizione davanti alla V commissione regionale. «Siamo d’accordo con il presidente Zaia, quando in premessa alla sua proposta di legge scrive che il governo continua a tagliare i fondi per la sanità (230 milioni in meno al Veneto nel 2015, 550 nel 2016), c’è un aumento delle patologie croniche e dell’invecchiamento, le innovazioni tecnologiche costano, ma il suo disegno di legge non è la risposta, anzi, peggiora la situazione», prosegue Lihard, «insieme all’annunciata decisione del ministro Lorenzin di tagliare la copertura pubblica di 208 esami, ci sarà un assoluto taglio della prevenzione, pur sapendo che prevenire costa molto medi di curare».
Il Movimento per la difesa della sanità pubblica ha fatto i conti, «non smentiti dalla Regione»: ridurre da 21 a 7, una per provincia, le Asl venete – come prevede il progetto Zaia – farebbe sì risparmiare 60 milioni di euro, «che però servirebbero per finanziare la nuova Azienda Zero, il cui direttore generale è scelto dal presidente della Regione e avrà potere assoluto. Il testo attuale prevede addirittura che il nuovo dg nomini il Collegio sindacale: un caso cosi evidente di controllato che si sceglie il controllore, che sono stati costretti a presentare un emendamento. A scegliere i sindaci saranno presidente, ministero delle Finanze e della Salute».
Il Movimento per la salute pubblica chiede anche di rivedere le schede sanitarie del 2012: «Prevedono il taglio di 1227 posti – che per Venezia significherebbe ridurre a 4 i posti di oncologia e 2 la dermatologia – ma non sono mai state avviate le strutture di ricovero intermedi. Che fine ha fatto la medicina di gruppo integrata tra i medici o l’assistenza domiciliare 24 ore su 24? In questo modo ci sarà solo un ospedale all’Angelo e gli altri saranno “cronicari”. E i malati si rivolgeranno sempre più ai privati, che non chiedono i ticket. Su questo si deve agire, sul territorio, non accentrando».
La Nuova Venezia – 30 ottobre 2015