Nascerà a Treviso il primo «ospedale del futuro», quello ad alta tecnologia tratteggiato nel 2001 da Renzo Piano. Dopo cinque anni di passione scanditi da una burocrazia che ha richiesto 13 mesi per una variante urbanistica e otto per un ricorso al Tar poi ritirato, ieri è stato sottoscritto il contratto di concessione tra l’Usl 9 e la «Ospedal Grando srl» per la realizzazione di una cittadella sanitaria da mille posti letto e un project financing da 250 milioni di euro.
Il pubblico ne investe 124, il privato 126, per una concessione ventennale relativa ai servizi non sanitari e già esternalizzati, cioè pulizie, manutenzione, arredi, energia, ristorazione, lavanderia. Il progetto, elaborato da 200 tra medici e altri professionisti (ulteriore peculiarità), disegna un complesso di 160mila metri quadri (mille in più degli attuali), comprensivo di un edificio nuovo ad alta tecnologia e con 600 letti dedicati a emergenza, urgenze, Terapie intensive, piastra chirurgica e diagnostica, e di un’area di degenze di media intensità di cura con 400 letti ricavata dalla ristrutturazione dell’esistente. Sarà il primo ospedale italiano con accreditamento LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), ovvero ecosostenibile, perché contempla: il riutilizzo delle acque reflue, l’uso delle fonti energetiche rinnovabili, la scelta delle materie prime in relazione ai sistemi di produzione delle stesse, l’orientamento dei reparti in modo da garantire condizioni ottimali di illuminazione e ombreggiatura naturali, anche con l’uso di corti e patii. Le stanze saranno a 1-2 letti, nel rispetto della privacy dei malati.
«L’attuale organizzazione sarà razionalizzata — spiega Giorgio Roberti, direttore generale dell’Usl 9, che ha firmato il contratto con Andrea Rucksthul, presidente della «Ospedal Grando» — verranno concentrate in un unico polo chirurgico le 25 sale operatorie oggi sparse in 8 ubicazioni diverse, le cinque Terapie intensive ora separate in altrettante dislocazioni, così come le cinque Radiologie. Anche gli ambulatori, sistemati in 26 aree, staranno insieme e saliranno da 126 a 200. Sarà infatti potenziata l’area diurna, comprensiva pure di Day Hospital e Week Surgery, e creeremo ingressi differenziati. La cittadella si articolerà nelle quattro aree ospedaliera, formativa, amministrativa e tecnologico-logistica, conterà su mille posti auto in più per un totale di 3200 e su un parco di 5 ettari, dotato di percorsi pedonali e ciclabili». L’inaugurazione è prevista per il 2020, ora la scaletta dei lavori contempla l’avvio della progettazione definitiva, la valutazione d’impatto ambientale e la progettazione esecutiva.
«E’ un modello replicabile — dice il governatore Luca Zaia, ieri a Treviso per assistere alla firma del contratto — rappresenta una nuova visione dell’ospedale, inteso non più solo come edificio di cura ma anche come struttura che si integra con la città e il territorio. La Regione è molto concentrata sulla realizzazione di cittadelle della salute e sull’ammodernamento di quelle già esistenti. Il complesso di Treviso non sarà l’unico nuovo, stiamo investendo su altre realtà in Veneto, non ultimo il progetto del policlinico di Padova, al quale la sanità della Marca è fortemente legata. Spero che a fine gennaio si possa chiudere la partita della localizzazione del terreno, la soluzione potrebbe essere Padova est visti i problemi demaniali e militari relativi all’area dell’aeroporto, e poi partiamo. Confermo la volontà di fare il nuovo ospedale di Padova — ha garantito il presidente — si farà, parola d’onore».
Quanto al «mezzo», la Regione pensa a un project financing «equilibrato»: a fronte di una spesa di 650 milioni di euro, se il governo e la Bei, sollecitati in tal senso, finanziassero la gran parte dell’importo, l’impegno del privato sarebbe minimale. Il vantaggio della finanza di progetto, poi, è la rapidità di esecuzione delle opere.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 29 dicembre 2015