Meno cacciatori di frodo e incendi, più problemi con i predatori, che siano uccelli rapaci o mammiferi, leggi lupi. E interventi straordinari anti inquinamento, anti sofisticazione e a tutela del paesaggio. È quanto racconta l’attività degli ultimi dodici mesi del Corpo forestale dello Stato di Verona. Un’istituzione che, secondo le ultime dichiarazioni del governo, rischia di scomparire a breve, forse per essere assorbita dall’Arma dei Carabinieri.
Intanto, a Verona, il Comando provinciale c’è, con una sessantina di uomini alle dipendenze, e nel corso dell’ultimo anno ha effettuato 4.661 controlli, elevato sanzioni per un totale di 108.547 euro, con 90 denunce. Certo, le cose nell’ultimo decennio sono un po’ cambiate. La bella notizia è che il bracconaggio è quasi del tutto debellato, almeno nel Veronese: appena nove notizie di reato per sette denunce, nel corso dell’ultimo anno. «Solo pochi anni fa – ricorda il comandante provinciale Isidoro Furlan – si arrivava al centinaio. I cacciatori sono diventati molto più responsabili rispetto al passato».
In compenso non mancano altri problemi. Uno dei più noti riguarda la predazione del branco di lupi «di stanza» tra Bosco Chiesanuova ed Erbezzo: quattordici secondo gli agenti della Forestale, i primi e gli unici a fotografare la nuova cucciolata la scorsa estate. La «conta» dei capi sbranati ammonta a 43 bovini e 5 asini. «Noi prendiamo atto di quanto accade – è il commento di Furlan – e siamo colpiti da vedere la disperazione degli allevatori. Ma con questa legge non si può far altro. Ammetto che questo numero dei lupi, per una zona come quella dell’Alta Lessinia, è problematico: d’estate, per il branco, è come andare al supermercato». L’alternativa, prosegue il comandante «è quella di prevedere nuove norme che consentano la cattura e lo spostamento. È solo una constatazione, come forze dell’ordine siamo obbligati a far rispettare la legge. È anche vero, infine, che a queste condizioni gli allevatori non possono più perm ettersi di lasciare incustodito il bestiame, come hanno sempre fatto negli ultimi 150 anni».
C’è anche un’altra cartina di tornasole che testimonia quale sia l’impatto la presenza del lupo: il numero di cinghiali. Sulle colline veronesi se ne contano a migliaia, una sorta di censimento sarà pronto a febbraio, quando la Provincia ritirerà i tesserini venatori. «Le indicazioni che arrivano sia dai nostri uomini sul campo, sia dai cacciatori è di una considerevole riduzione» anticipa Furlan. E non è detto che sia necessariamente un male, visto che negli ultimi tempi anni i cinghiali sono stati considerati essere tra gli animali più nocivi, in termini di danni alla proprietà, a causa anche della loro presenza sempre più radicata. Sempre dal punto di vista faunistico, preoccupa la Forestale il calo degli uccelli insettivori, come cardellini e fringuelli, ma anche merli. Nel loro caso i predatori si chiamano corvi e poiane. Continua ad essere presente l’importazione abusiva di animali, in particolari uccelli tropicali: tra i 400 sequestri dell’ultimo anno, 200 riguardano pappagalli in arrivo dalla Turchia. Rilevante, inoltre, l’attività di contrasto allo smaltimento abusivo dei rifiuti e all’inquinamento idrico, con 14 controlli effettuati e multe per 1.748 euro. «La nostra preoccupazione – dice Furlan – riguarda anche lo stato della falda acquifera: è sotto di due metri rispetto alla media e in montagna non c’è neve che potrà aiutare in primavera». Quattro le operazioni contro la contraffazione dei vini. Ma il vero fenomeno in espansione è il taglio abusivo di boschi per far spazio ai vigneti: attualmente un pericolo maggiore, per gli alberi, degli incendi, che hanno riguardato solamente 6 ettari di superficie boschiva.
Davide Orsato – Il Corriere del Veneto – 30 gennaio 2016