Operazione antibracconaggio dei Carabinieri di Arzignano e della Polizia Provinciale di Vicenza. Tutto è cominciato dopo un controllo effettuato dai militari dell’Arma davanti all’ospedale civile arzignanese a carico di due cittadini stranieri, due fratelli rumeni I.C. ed I.M. residenti a Lonigo. Insospettiti dal fitto conciliabolo vicino ad una station wagon, trasformata in una sorta di bancone clandestino.
Si stava trattando l’acquisto di una forte quantità di pesce appena catturato senza nessuna licenza o requisito per l’esercizio della pesca. Così, per verificare dubbi e sospetti, i Carabinieri decidevano di avvertire il Corpo Forestale dello Stato che a sua volta contattava la Polizia Provinciale, deputata a questo tipo di controlli. L’ispettore Francesco Nassi, arrivato con il collega Gilberto Corà, racconta: «Sabato, nel tardo pomeriggio, siamo stati contattati mentre eravamo in servizio e così ci siamo recati in Caserma ad Arzignano dove i militari dell’Arma avevano portato queste persone per ulteriori accertamenti. L’auto, infatti, era risultata completamente stipata di sacchi neri di grandi dimensioni, pieni di pescato, in particolare carpe di media e grossa taglia».
Non qualche chilo, come prevede la legge, ma più di un quintale e mezzo, 170 chilogrammi per la precisione. «I due fratelli rumeni non avevano né licenze né alcuna documentazione che potesse certificare un eventuale acquisto lecito di quanto trasportavano, così, in presenza dei Carabinieri, gli abbiamo chiesto dove lo avessero preso ma non hanno saputo identificare la zona. Inoltre hanno affermato di aver utilizzato le mani ed un bilancino, che non è stato però rinvenuto. C’erano invece un gancio in acciaio ed un’ancoretta di grossa misura per la pesca a strappo, tutti mezzi vietati. Tra l’altro il pesce era stato già in parte selezionato per specie e tre sacchi erano completamente vuoti ma imbrattati di muco e sangue fresco animale e questo fa sospettare che avessero già provveduto ad una prima vendita o cessione illegale».
Di qui la decisione di procedere ad un verbale. Contestati in particolare la pesca senza licenza con conseguente evasione delle tasse di concessione regionale, il superamento del limite massimo di cattura di 5 chilogrammi, l’utilizzo di strumenti vietati, la cattura di pesce di misura inferiore alla minima prevista per un totale cadauno di 544 euro di sanzione amministrativa con sequestro di quanto rinvenuto. E manca ancora la verifica delle norme igienico-sanitarie previste sul trasporto ed il commercio di fauna ittica.
«Circa il pesce, trattasi di 150 carpe a specchio e regina, alcune delle quali di peso compreso fra i 4 ed i 6 chili mentre 60 sono di misura inferiore alla minima prevista, 30 carassi, 20 abramidi, 110 pesci gatto, 4 lucioperca e 1 siluro. Trentatre carpe di media e grossa taglia ed ancora vive sono state liberate, subito dopo il sequestro, nei nostri fiumi. Il fenomeno del bracconaggio intensivo delle carpe, molto ricercate soprattutto tra i cittadini dell’Est Europa, sta assumendo proporzioni enormi, anche se qui da noi ancora contenute. Solamente per il bacino del Po, al quale sospettiamo si riferisse il “par de là” dei due fratelli, il commercio illegale di tale specie è quantificato in milioni di euro, visto che una carpa medio-piccola ha un valore di 5-6 euro al kg ed una viva, superiore ai 10 kg, può valere dai 100 ai 150 euro».
Il Gornale di Vicenza – 27 aprile 2016