Una risposta concreta, volontaria, in grado di fornire ai consumatori le informazioni più complete sull’intero ciclo ed ambiente dal quale nasce un prodotto: dall’origine della materia prima all’alimentazione e al benessere animale, al basso inquinamento del suolo, dall’assenza di aflatossine al consumo della preziosa risorsa acqua, dal luogo di produzione, a quello di confezionamento. E’ questa la definizione che descrive l’innovativa etichetta di filiera realizzata dal Gruppo Brazzale, l’azienda casearia vicentina più antica d’Italia, in attività dal 1784.
Presentata nel corso del convegno di Cibus alle Fiere Parma ”La rivoluzione possibile: il consumatore al centro”, l’Etichetta di Filiera metterà in evidenza non solo l’indicazione di origine della materia prima, ma tutti i luoghi in cui avvengono le fasi produttive della filiera stessa, in modo da consentire al consumatore di conoscere e valutare ogni elemento del prodotto.
”L’etichetta è la carta di identità della filiera agricola e zootecnica che abbiamo organizzato con i nostri tecnici per produrre il Gran Moravia, formaggio a pasta dura caratterizzato dalla prima e unica filiera eco-sostenibile certificata nel settore – ha spiegato Roberto Brazzale, presidente del Gruppo – Qui sono indicati in modo preciso e analitico i dati significativi e importanti per la salubrità del prodotto: innanzitutto l’assenza di aflatossine, la bassa quantità di nitrati rapportata al terreno, che è 5 volte inferiore ai limiti comunitari e 10 volte inferiore a quello italiano. Altro indice fondamentale è la produzione in azienda di tutto il foraggio e la disponibilità dei terreni 10 volte superiore a quella media italiana, il che permette di raggiungere una qualità maggiore dei foraggi”.
Attenzione anche al ”benessere animale, che si misura con la disponibilità di spazio per capo (bestiame) e struttura della stalla, e che equivale alla bontà della materia prima. In questo modo, noi proponiamo una lettura concreta e misurabile di una filiera che ha delle caratteristiche di altissimo livello in termini di equilibrio ecologico, qualità e salubrità del prodotto”.
Al consumatore quindi la possibilità di scegliere consapevolmente un “sistema” produttivo e condizionare lo sviluppo virtuoso di filiere sostenibili”.
14 maggio 2016