Ne è convinta Patrizia Bartelle (M5S), reduce da una maratona di tre giorni in consiglio regionale per l’approvazione del progetto di legge. A parte qualche timida apertura sugli emendamenti delle minoranze, come nel caso dell’articolo 1, il nuovo disegno che attende un settore tanto strategico preoccupa fortemente l’opposizione: “La nostra idea di sanità è agli antipodi, diametralmente opposta a quanto vuole Zaia che spinge sull’aspetto privatistico. Mi spiego: non si avrà più a che fare con in servizio indispensabile anche perché diritto sancito dalla Costituzione, la salite diventa una questione legata a una logica aziendale, dove l’utile arriva prima di tutto e seppellisce sotto numeri e bilanci la salute delle persone, retrocesse da pazienti a utenti o peggio clienti…”.
La Bartelle argomenta il suo dissenso e scende nel dettaglio. “La riforma – spiega – accentrerà un potere di fatto assoluto nelle mani del direttore generale, un super manager nominato direttamente dal Governatore. Le funzioni programmatorie saranno dunque un esercizio di mero potere del Presidente della Regione col beneplacito della Giunta, fattore che svuoterà la funzione del Consiglio che ne uscirà ridimensionato e svilito. Per non parlare dei flussi di cassa che è facile prevedere diventeranno un vero è proprio buco nero: la gestione della sanità deve basarsi anche su interventi socio-sanitari che devono risultare vicini alle reali esigenze del territorio e della popolazione con investimenti nella prevenzione, che rappresenta certamente un costo nell’immediato ma un risparmio nel futuro, sia in termini monetari che di benessere della popolazione intera”.
Per la consigliera pentastellata, “si sta facendo passare la nascita dell’Azienda 0 come l’unica soluzione per ridurre gli sprechi regionali esaltando la realizzazione di una super Uls, con una sola S che già nel nome elimina e supera l’attenzione al sociale. Si è mescolata – incalza la Bartelle – la riduzione del numero delle Ulss, tra l’altro fatta con matita e righello, senza considerare minimamente i reali bacini di utenza delle varie strutture ospedaliere, con il presunto risparmio ottenuto anche con la soppressione di figure amministrative apicali, che verranno ridotte a un supermanager, probabilmente, anzi certamente, super pagato, e con poteri quasi illimitati. Alla fine – conclude amaramente la consigliera – nonostante le favole che ci hanno propinato per mesi, citando studi certificati secondo i quali il risparmio sarebbe stato vicino agli 80 milioni annui, ci si attesterà sui 14-20 milioni, cifra che poteva esser facilmente raggiunta applicando semplici regole e ottimizzando sul serio i servizi in tutte le singole aziende del Veneto”.
Comunicato stampa – 27 giugno 2016