«In provincia di Treviso le nutrie sono ormai a quota cinquemila esemplari. Di questo passo, visto il ritmo frenetico con cui si accoppiano, tra un paio di anni saranno almeno il doppio. E raddoppierà di conseguenza anche il rischio idrogeologico, dato che distruggono gli argini dei fiumi, ma anche il pericolo di leptospirosi. Chiederò al prefetto una apposita ordinanza per eliminarle anche lì dove prolificano indisturbate, il parco del Sile».
L’assessore provinciale alla Protezione civile Mirco Lorenzon conferma l’allarme scattato in città: non solo nel centro storico di Treviso ma anche, anzi soprattutto, nel resto della provincia le nutrie sono ormai una vera e propria emergenza. Ma, come capita nel centro storico di Treviso, i mezzi per debellarla sono carenti. E non solo perché non bastano le trappole piazzate dall’ente Provincia. Il problema è a monte: le nutrie, grossi roditori erbivori che superano anche il mezzo metro di lunghezza, sono concentrate nell’area del Parco del Sile, dove si accoppiano, crescono e poi seguono i corsi d’acqua fino ad arrivare appunto anche in pieno centro storico, per insediarsi in particolare lungo i fossati delle mura, tra lo sconcerto di passanti e residenti, come si evince anche dalle segnalazioni fioccate sul nostro sito internet. Ma siccome sono animali selvatici, per legge ad occuparsene non possono essere i Comuni ma solo l’ente Provincia. Che infatti ha detto a Ca’ Sugana, a chiare lettere, di arrangiarsi sia per l’acquisto delle apposite trappole sia, soprattutto, per quanto riguarda i costosi controlli orari delle suddette gabbie. Anche perché la Provincia ha già le sue belle rogne, dovute appunto al Parco del Sile: lì crescono a dismisura le nutrie per poi dilagare, però nel Parco del Sile sono una specia protetta, e quindi non si possono assolutamente abbattere all’interno di quel vasto perimetro. E infatti i mille cacciatori trevigiani che hanno preso dalla Provincia l’apposito patentino per abbattere le nutrie, possono impallinarle solo fuori dal parco ma comunque lontano dalle abitazioni civili. Insomma, anche loro hanno le mani legate. Mettici gli ambientalisti «che spaccano le trappole o liberano le nutrie intrappolate» e il quadro è completo. Lorenzon attacca: «Siamo seriamente preoccupati per il rischio leptospirosi ma anche per l’erosione degli argini dei corsi d’acqua ad opera di questi roditori: con forti precipitazioni di pioggia, capita sempre più spesso che le rive franino a causa della fragilità degli argini forati, e così l’acqua tracima. Eppure possiamo fare pochissimo. Queste bestie a sei mesi di vita già si riproducono, una coppia in media arriva a mettere al mondo 18 cuccioli l’anno. Tenendo conto che sono 5 mila, si fanno presto i conti dell’emergenza. Chiederemo al prefetto di fare una apposita ordinanza per aggirare i paletti della legge nazionale, per poter cioé cacciare e abbattere le nutrie anche dentro il Parco del Sile». Fulvio Pettenà, presidente del consiglio provinciale e già presidente pro tempore dell’ente Parco del Sile, da molto tempo lancia l’allarme-nutrie, ma inascoltato: «Sono stato preso in giro e bersagliato, anche con striscioni fuori casa mia, piantati dai soliti ambientalisti. Bene, vorrà dire che quando l’emergenza sarà totale regaleremo una nutria a testa per ogni ambientalista che ne farà richiesta, così se la porterà a casa per brucare il giardino. Questi roditori si sono fatti furbi: evitano le trappole e divorano gli orti. A Quinto assaltano le piantagioni di radicchio».
La Tribuna di Treviso – 15 gennaio 2013