Se non è da incorniciare, poco ci manca. Il 2012 per la previdenza complementare si è rivelato un anno dai rendimenti particolarmente positivi: il rendimento medio dell’anno appena concluso si aggira intorno all’8%, per la precisione +7,8% i negoziali e +8,6% gli aperti; più del doppio rispetto alla rivalutazione del trattamento di fine rapporto, di cui si stima un +3,3% netto, nonostante l’impulso dell’inflazione registrato nel corso del 2012 (la liquidazione si rivaluta sommando il 75% dell’inflazione con l’1,5%).
Più che riscattato, dunque, il +0,1% dei negoziali e il -2,4% incassato dagli aperti nel 2011. Un risultato vicino del 2009, quando i negoziali avevano chiuso al 8,5%, gli aperti all’11, mentre tra i Pip le gestioni separate avevano chiuso a +3,5 e le unit linked a +16,3% A spingere le gestioni previdenziali sono stati in particolare gli andamenti positivi dei mercati azionari internazionali, oltre alle buone performance dei titoli di Stato europei e italiani in particolare. Gli aperti investono in questi strumenti il 49,7% del proprio portafoglio (Bollettino Mefop n.45, dati al settembre 2012), mentre i fondi negoziali investono il 70% in questi asset. Una quota che inevitabilmente correla la performance di queste gestioni a quella dei titoli di Stato europei. Dal 2005, anno in cui inizia la serie storica monitorata dalla Covip, è la quinta volta su otto che la previdenza complementare ottiene risultati migliori rispetto al Tfr: che invece ha prevalso nel 2007, nel 2008 e nel 2011, complice la crisi finanziaria prima dei mutui subprime e poi del debito europeo. Più in chiaroscuro le performance a medio termine: a cinque anni dei fondi aperti, con un 14% dei comparti ancora in territorio negativo; mentre mediamente la performance è dell’8,6%. Migliore il risultato dei fondi pensione negoziali: a partire dalla riforma del Tfr del 2007, la stragrande maggioranza dei comparti ha risultati positivi e la performance media è vicina all’11%.
Il Sole 24 Ore – 18 gennaio 2013