Commissioni e spese di chiusura, più cari del 30%. Ora si paga anche per la rata del mutuo. E un giorno arrivò anche la commissione per pagare il mutuo. È una spesa dovuta alla banca per versare la rata mensile del finanziamento immobiliare, che prima sostanzialmente non c’era e ora viene richiesta quasi ovunque.
È in media di un euro e mezzo, ma può toccare i 2,75 euro. È una delle novità di fine 2012, che i risparmiatori possono trovare sull’estratto conto di riepilogo di dicembre, in arrivo in questi giorni. Le altre cattive notizie sono, rispetto all’anno precedente, il peso della neonata commissione d’istruttoria veloce sugli sconfini, che può toccare i 50 euro al mese (se andate in rosso oltre i 500 euro per più di una settimana); e, più in generale, l’aumento di quasi tutte le spese bancarie nell’anno della Grande Crisi, dal canone della carta di credito al pagamento delle bollette.
L’impennata. In due anni le commissioni bancarie si sono impennate, arrivando a incidere sull’estratto conto di dicembre – nella stima di un deposito-tipo per un conto corrente ordinario, vedi grafico e scheda – per 217,20 euro nel mese (considerate le spese di chiusura annue), contro i 159,29 euro di fine 2010: +36%. Un’enormità, sei volte l’inflazione (quella cumulata nel biennio è stata del 5,7%, dice l’Istat). Dà il senso di come le banche, nel loro forse peggior periodo della storia, abbiano posto parziale rimedio alla stretta di liquidità, dei vincoli patrimoniali, del rischio default del debito pubblico incassando dalle famiglie sui conti correnti, dove peraltro in questi due anni la forbice dei tassi si è spalancata. Era dello 0,10% (già quasi nullo, quindi) il rendimento medio di un conto corrente ordinario nel 2011, è crollato allo 0,02%. Come dire che, per guadagnare un euro al netto delle tasse, bisogna lasciarne depositati sul conto 6 mila. Al contrario, il tasso passivo è schizzato dal 12,5% al 18%.
I calcoli sono dell’università Bocconi, che per CorrierEconomia ha stimato il peso mensile delle commissioni sul conto corrente (e da questa settimana l’appuntamento diventerà semestrale, con un Osservatorio Banche) di fine anno. Dei 217,20 euro di spesa raggiunti nel mese di dicembre, 128,25 euro, più della metà, sono per commissioni addebitate per le operazioni effettuate nel mese, il resto – 89 euro – per le operazioni di chiusura, che incidono a fine anno. Non si può, dunque, moltiplicare i 217 euro di spese di dicembre per 12 mesi, ma un’idea della spesa annua ce la si può fare, e la morale è che il conto ordinario in una banca tradizionale va evitato, ora più che mai. Meglio i conti online, o a pacchetto, o se vi accontentate i low-cost (vedi altro articolo). «Il conto corrente sta cambiando pelle – dice Stefano Caselli che ha curato la ricerca, prorettore all’Internazionalizzazione e docente di economia degli intermediari finanziari in Bocconi -. Non è più un supporto agli altri strumenti finanziari, ma un prodotto a sè. Se viene sempre più colpito dalle commissioni rischia di pregiudicare la relazione con il cliente: se sono tartassato, un conto corrente non lo voglio più. Mi serve un mutuo? Faccio un conto a zero spese ed è finita lì. Sui costi di chiusura, poi, pesa molto ora la commissione d’istruttoria veloce, perché le banche vogliono scoraggiare gli sconfinamenti».
Le voci nascoste. Ma quali sono le spese da tenere d’occhio? Quelle in crescita, innanzitutto. Dunque, il canone della carta di credito, salito in media nei conti ordinari da 30 a 36 euro, e quello della carta Bancomat, passato da 10 a 15 euro; il pagamento delle bollette: per saldare la Telecom allo sportello (operazione da evitare sempre), la commissione media è aumentata da 2 a 2,50 (due euro e mezzo per pagare il telefono!). E ancora, non si dia per scontato che l’online non costa: per pagare via web la bolletta del gas dell’Eni ci vogliono ormai in media 1,5 euro (era a un euro). In più ci sono i finanziamenti: per la rata del mutuo preparatevi a una spesa extra di 1,5 euro al mese (era zero in gran parte delle banche), e per quella del prestito la commissione è salita da un euro a 1,5. La spesa più elevata restano però i bonifici in filiale, in media ormai a 4 euro (dai 3,5 del dicembre 2010) se su altra banca e a 3,5 euro (da 2) su stessa banca. E per prelevare al Bancomat su una banca diversa dalla propria si continua a pagare in media 2 euro. Per l’Imu, infine, la «sovrattassa» bancaria è di 3 euro, come quando c’era l’Ici.
L’unica spesa diminuita è il prelievo di contanti in filiale, da 2 euro a 1,50: commissione particolarmente invisa, che comunque rimane. «Va messo un tetto ai costi dei conti correnti, generale o per categorie di clienti – propone Caselli – . Il conto corrente per molti è solo in perdita. Ci dev’essere una proporzione fra l’interesse attivo che il cliente guadagna e ciò che spende. In passato c’era, si è persa».
Il Sole 24 Ore – 21 gennaio 2013