Comincia a prendere forma il progetto degli ambulatori h24, rilanciato alla fine del 2012 dalla riforma dell’assistenza territoriale prevista dal decreto Balduzzi ma anticipata dal Veneto con una delibera regionale del 2011.
La riorganizzazione fa perno sulle associazioni tra medici di famiglia, o meglio sulle «aggregazioni funzionali territoriali» (AFT), che nel giro di tre anni dovranno portare al funzionamento di ambulatori sette giorni su sette e h24. Oltre ai dottori di base, ci lavoreranno specialisti, infermieri e amministrativi: queste ultime due professionalità potranno essere assicurate anche dai Comuni. Un progetto che la giunta Zaia finanzia con 21.471.000 euro. La tranche iniziale è stata assegnata a consiste proprio nell’individuare le AFT. L’Usl 16 di Padova, destinataria di un finanziamento globale di 2.384.085 euro (413.366 dei quali impiegati in qusta fase) ne ha già tracciato la mappa: sono 15, avranno una media di 20 medici e 27.687 assistiti e inizialmente lavoreranno dal lunedì al venerdì con orario 8/20 e il sabato dalle 8 alle 12. Tre, per polo, sorgeranno nei Distretti 1, 2, 3 e 4, una nascerà nel Distretto 5, due verranno attivate nel 6.
Gli obiettivi imposti dalla Regione sono «la gestione integrata sociosanitaria dei pazienti, la continuità ospedale-territorio, la gestione della cronicità, la costituzione di team multidisciplinari e la sostenibilità economica». Tradotto: la riforma obbliga i 4 mila medici di famiglia del Veneto a riorganizzarsi in forme associative, in modo che il paziente trovi sempre qualcuno in ambulatorio inizialmente per sette ore al giorno, poi per dodici e alla fine per 24 su 24, quando alle AFT sarà collegato il servizio notturno di Guardia medica. «C’è però un problema — sottolinea Domenico Crisarà, segretario vicario della Fimmg, sigla di categoria — in questo momento ci sono sette modalità di realizzare le AFT, dal medico singolo alle Utap (ambulatori territoriali che dovrebbe appunto funzionare h12, ndr). Bisogna diminuirle e renderle omogenee. L’ideale sarebbe portarle a tre: medici in rete, medicina di gruppo e medicina di gruppo integrata, cioè dotata della presenza di specialisti e autorizzata a erogare la diagnostica di primo livello. Aspettiamo dalla giunta regionale una delibera in tema».
Nel frattempo sono stati nominati anche i coordinatori delle varie «aggregazioni funzionali territoriali», alla realizzazione delle quali ha già aderito il 90% dei medici di famiglia veneti, proprio al fine di arrivare al potenziamento dell’assistenza primaria.
Corriere del Veneto – 2 febbraio 2013