Le auto blu in vendita per acquistare due defibrillatori per gli ospedali. La semplice ma vulcanica idea è del direttore generale della Asl numero 1 di Belluno, Pierpaolo Faronato, che da quando si è insediato, qualche mese fa, non fa altro che tagliare gli sprechi nei suoi ospedali.
Prima ha messo sotto controllo l’acquisto dei farmaci, poi ha ridotto i tempi di degenza e le forniture di quei pasti dei degenti che perla metà finiscono nei cestini dell’immondizia. E quando ha scoperto che la sua Asl, sommersa da un debito di 15 milioni di euro, si toglieva il lusso di avere in dotazione una Mercedes Benz E 320, quella che piace tanto agli sceicchi arabi, ha pensato bene di venderla e di utilizzare i taxi per i suoi spostamenti di servizio. Con i soldi ricavati da questa singolare cessione, Faronato ha già ordinato due defibrillatori completi per l’ospedale di Agordo e per il reparto di Cardiologia di Belluno. «Certo non mi illudo di eliminare così il deficit della Asl che dirigo-racconta Faronato – ma almeno dimostro ai cittadini che vogliamo ridurre gli sprechi senza tagliare i servizi, e anzi cerchiamo di migliorarli». Il caso di Belluno è un esempio di quante cose si possono fare semplicemente attraverso la leva del buonsenso. I defibrillatori mancano ovunque in Italia: costano molto (a partire da 1.500 euro per i modelli più semplici) e, secondo il ministero della Salute, l’attuale dotazione su scala nazionale riesce a stento a coprire le esigenze di una regione con cinque milioni di abitanti. Così, di solito, gli ospedali si rivolgono alle associazioni di volontariato per ottenere apparecchi che possono essere determinanti per salvare una vita umana. Faronato, invece, ha fatto uno scambio con la sua Mercedes. E la sua storia andrebbe scolpita nella testa di tutti i dirigenti delle aziende ospedaliere italiane.
Messaggero di martedì 5 febbraio 2013