La procura, che coordina le indagini di guardia di finanza e carabinieri del Nas, ha avviato verifiche su numerosi camici bianchi berici. Tre professionisti sono stati perquisiti dalle fiamme gialle per un´ipotesi di truffa all´Ulss legata al loro doppio lavoro
Medici di base sotto accusa nel Vicentino. La procura, che coordina le indagini della guardia di finanza e dei carabinieri del Nas di Padova, ha avviato due distinte inchieste ipotizzando il reato di truffa ai danni dell´Ulss a carico di alcuni professionisti vicentini. L´assunto di base è che i medici avrebbero percepito delle somme per la loro attività o come rimborsi, a cui non avrebbero avuto diritto. Gli interessati respingono con forza le contestazioni e sottolineano la loro estraneità alle contestazioni e la loro correttezza.
CONTROLLI. I dettagli sulle inchieste, condotte dal procuratore Antonino Cappelleri, sono coperti dal più stretto riserbo. Anche perchè la fase investigativa, dopo acquisizioni e sequestri, sarebbe arrivata ad una fase molto delicata in cui gli inquirenti stanno tentando di cristallizzare le accuse. Di certo c´è però che il mondo vicentino dei professionisti che hanno giurato fedeltà ad Ippocrate è in fermento. Nella provincia berica sono attivi circa 630 medici di medicina generale, con un carico superiore al migliaio (il massimo è 1.500) pazienti ciascuno. Un impegno che si concretizza in un´attività sempre più difficile a tutela dei pazienti e normative sempre più stringenti. Per questo in parecchi si sono rivolti sia al sindacato professionale che all´Ordine dei medici. Ma, in contemporanea, per contenere la spesa sanitaria, periodicamente vengono avviati specifici controlli sulle attività professionali. In questo contesto, unitamente all´approfondimento di alcuni esposti, sarebbero maturate le indagini.
DOPPIO LAVORO. L´inchiesta condotta dalla guardia di finanza ha portato, nei giorni scorsi, a perquisire studi, abitazioni e auto di tre medici della città e dell´hinterland. Si tratta di professionisti con una specializzazione, che sfruttano per una seconda attività (in regola) oltre a quella di medico di base. Trattandosi di medici che esercitano sotto le direttive Ulss, hanno firmato ancora nel 2001 una convenzione che prevede che possano svolgere il secondo lavoro per alcune ore settimanali; la media è di 5. La ratio è quella che se dedicassero più tempo alla specializzazione (chi, ad esempio, la psicoterapia, chi l´odontoiatria) non ne avrebbero per curare bene i loro pazienti “di base”. Nel caso in cui aumentassero quelle ore, hanno il dovere di segnalarlo.
LA PRESUNTA TRUFFA. L´ipotesi degli inquirenti è quella che in realtà di tempo alla specializzazione ne riservassero più di quanto dichiaravano. I finanzieri avrebbero controllato e pedinato i medici per calcolare quante ore restano nel loro ambulatorio di base e quante in quello “secondario”. E dalle verifiche sarebbero emerse discrasie fra quanto concordato in convenzione e la realtà. In cosa consiste la truffa? Poiché l´Ulss corrisponde ad ogni medico di base una cifra annua per ogni paziente, il medico che, a causa dell´impegno che deriva dal secondo lavoro, non ce la fa a seguire bene tutti i suoi 1.500 pazienti deve segnalarlo all´Ulss per farsi abbassare il numero. La frode consiste nell´incassare l´emolumento quando non si ha il tempo di curare in maniera ottimale tutti i propri ammalati.
I RIMBORSI. I Nas, che si sono recati di recente al San Bortolo per acquisire documenti, stanno invece verificando rimborsi e altre spese. Inoltre, nel mirino ci sono le sostituzioni per ferie di alcuni medici di base. L´Ulss paga fino a 30 giorni l´anno. C´è chi ne fa di più?
Il Giornale di Vicenza – 28 febbraio 2013