E la disoccupazione arriverà a superare l’8%. «Il 2013, per il Veneto, sarà un altro anno senza crescita». Un altro anno di crisi, il quinto, dall’autunno nero del 2008.
Serafino Pitingaro, responsabile del centro studi di Unioncamere del Veneto, ha gelato così le residue speranze di chi guardava all’anno appena iniziato sperando nella ripresa, dopo un 2012 durissimo, in cui il Pil regionale è ripiombato ai livelli del 2009, l’anno più difficile dopo la grande crisi. A certificare un’economia regionale ancora ferma, che riuscirà ad arrestare quest’anno la caduta ma non ancora ad invertire la rotta, sono i numeri del rapporto Unioncamere Veneto sull’economia regionale nel 2012 e le previsioni per il 2013, presentato ieri al Vega di Marghera.
Le aspettative sui principali indicatori non lasciano dubbi. Il prodotto interno lordo regionale, dopo un calo dell’1,9% nel 2012, a 147 miliardi di euro, scenderà ancora nel 2013 dello 0,4%, e invertirà solo nel 2014, quando la crescita è prevista all’1,7%. Certo, le esportazioni sono previste in deciso progresso, +3,7%, dopo l’impasse registrata nel 2012 (+1,6%, 51,1 miliardi di euro, con i flussi di merci che segnalano cedimenti preoccupanti sia su destinazioni tradizionali, come Francia, -2,1%, e Germania, -1,7%, che nuove, come la Cina, -26,9%); ma la dinamica dell’export, controbilanciata dalla ripresa delle importazioni (+1,2%, dopo il -9,9% del 2012) non potrà da sola controbilanciare la caduta ulteriore degli investimenti fissi lordi (-2,3%, dopo un nerissimo -8,5% del 2012, con l’inasprimento del credito a pesare ulteriormente) e dei consumi privati, calati del 4% lo scorso anno e previsti in ulteriore contrazione dell’1,2%. E la disoccupazione salirà dal 6,6% del 2012 fino all’8,3%.
In questa situazione, le imprese vivono come sospese. «Il clima di fiducia resta stazionario, in attesa che qualcosa si sblocchi nei prossimi mesi», afferma Pitingaro. «Dei duemila imprenditori interpellati, il 55% dice di non vedere la ripresa nel 2013: erano il 45% un anno fa – aggiunge il presidente di Unioncamere Veneto, Alessandro Bianchi -. A inizio 2011 si diceva che la ripresa sarebbe arrivata a fine 2012. Ma oggi non possiamo prevedere sostanziali miglioramenti per il 2013».
In questo quadro pesa ancor di più il contesto in cui operano le imprese. «L’imposizione fiscale reale sulle aziende in Veneto ha raggiunto il 58,7% – afferma il segretario generale di Unioncamere Veneto, Gian Angelo Bellati -. Ed essendo la spesa pubblica italiana rigida, fatta com’è per lo più da spesa corrente, non si può ridurre; e il suo peso diventa devastante in recessione. Pensiamo poi al residuo fiscale, al dare e avere delle risorse tra Regioni: un terzo delle tasse pagate in Veneto, 22 miliardi, è finito fuori; un decimo è la quota della Baviera tedesca, 6,5 miliardi. La differenza di politica economica che si può realizzare è evidente, se pensiamo che il Passante di Mestre è costato un miliardo». E l’elenco delle cose da fare per controbilanciare sarebbe lungo: dalla riduzione del residuo fiscale al contrasto dell’evasione in modo proporzionale al livello d’evasione per regione («il 15-18% del Veneto – ricorda Bellati – sale in certe altre al 60-65%») fino all’imporre manovre statali diversificate almeno per macroregioni.
E le attese per il 2013 si riflettono, come in uno specchio, in un 2012 durissimo per il Veneto. Il consuntivo è chiaro: altri 15mila posti di lavoro dipendente persi (8.700 nel 2011), -2.8% nell’industria e -3,5% nell’edilizia, il grande malato del Veneto, che in quattro anni ha perso 2,5 miliardi di investimenti. Il saldo tra imprese nate e chiuse è di 2.800, tre volte il 2011: hanno chiuso in 90 al giorno. La produzione industriale cala del 4.3% ed è l’artigianato a pagare il conto più pesante, mentre i settori più in difficoltà maggiori nel legno-mobile e nel tessile-calzature. Ultimo dato, i consumi: le vendite al dettaglio in calo del 6%, il doppio del 2011. «La liberalizzazione delle aperture – ha affermato Pitingaro – non ha avuto effetti su vendite e occupazione».
In questo quadro spiccano la tenuta dell’agricoltura (5,3 miliardi di valore della produzione) e del turismo, con il numero di arrivi stabili e un andamento positivo degli stranieri tra lago e città. E c’è chi cerca gli elementi positivi. «La trasformazione del sistema produttivo è profonda, ma non sono pessimista – conclude Vittorio Mincato, presidente della Camera di Commercio di Vicenza -. Il rafforzamento delle medie imprese continuerà; saranno loro le ‘navi scuola’ da cui usciranno i nuovi imprenditori».
Federico Nicoletti – Corriere del Veneto – 23 marzo 2013