I sanitari hanno tempo fino al 30 giugno per assicurarsi contro le colpe gravi. E la spesa è gravosa. Oltre 200 in un anno le denunce nel Veronese. Un sindacalista: «Le aziende per recuperare i danni si rivalgono sui dipendenti»
Verona. «Il medico che sbaglia non è un criminale». Lo ripete con forza Ermes Vedovi, medico fisiatra veronese, segretario generale territoriale della Cisl medici. Ogni anno le cause legali contro gli errori clinici aumentano. Le cifre disponibili parlano di 150 denunce ogni anno fioccate sull’Azienda ospedaliera integrata e universitaria di Verona. Spiega Vedovi: «All’Asl 20 di Verona le denunce sono una sessantina l’anno, all’Asl 21 di Legnago le denunce erano state 45 nel 2011 e sono diventate 59 nel 2012, con un aumento del 31 per cento in un solo anno». Risultato: le compagnie di assicurazione hanno alzato i premi perché, sovente, le richieste di risarcimento sono enormi, sproporzionate. E le aziende sanitarie, seguendo le direttive tracciate dal ministro Balduzzi ispirato al risparmio, hanno comunicato di «coprire» i medici solo per responsabilità civile e non per colpa grave. Oppure rivalersi sul medico per recuperare il danno economico. E questo perché la Corte dei Conti vigila sulle amministrazioni pubbliche. In sostanza, se viene provata la colpa grave, il medico deve fronteggiare di tasca sua le conseguenze del suo operato. Ma quali sono i casi di colpa grave? «Possono essere rappresentate dalla negligenza o dall’omissione di soccorso con l’arrivo oltre i venti minuti del medico reperibile, oppure una pratica medica errata o ancora il mancato rispetto delle linee guida procedurali», risponde Vedovi che subito precisa, «ma posso garantire nessun medico si alza al mattino con l’obiettivo di far male a suoi pazienti». Forse il fatto è che la medicina non è una «scienza esatta» e le complicanze non sempre sono ascrivibili all’errore umano semplicemente perchè l’imponderabile è in agguato e un’alea di imprevedibilità purtroppo esiste. Si moltiplica così la medicina difensiva, con accertamenti costosi e spesso superflui, «ma necessari per ripararsi le spalle», precisano i medici. Anche perché può capitare che le aziende sanitarie detraggano dagli stipendi le spese dei risarcimenti, «mentre invece nessuno ti dice bravo se hai risparmiato i costi di accertamenti costosi e superflui», sottolinea il sindacalista spiegando che «un medico ospedaliero con vent’anni di servizio guadagna poco più di tremila euro al mese e rischia di doversi assicurare spendendo in alcuni casi cifre che possono raggiungere anche diverse centinaia di euro al mese e questo non è possibile». I medici avranno tempo entro il 30 giugno per assicurarsi contro le colpe gravi. E al risarcimento eventualmente ordinato dal giudice dovranno aggiungere anche le spese per la tutela legale, cifre tutt’altro che trascurabili. Peccato che alcune compagnie assicuratrici, vista l’escalation delle richieste risarcitorie, abbiano già fatto un passo indietro rifiutando di stipulare polizze. «I continui tagli sulla sanità pubblica hanno prostrato sia l’efficienza di un sistema ormai al collasso sia la capacità di sopportazione di cittadini», sintetizza con efficacia Biagio Papotto, segretario generale della Federazione Cisl medici. E incalza: «Ormai è stato varcato il confine delle liceità oltre il quale si genera disagio nella popolazione creando criticità alle quali bisogna rispondere». Sarà per i rischi oggettivi di vedersi recapitare un avviso di garanzia, sarà per la contrattazione obsoleta (e che resterà congelata fino alla fine del 2014, poi si vedrà), molto giovani fanno le valigie e dopo una laurea brillante (costata soldi e risorse allo Stato italiano) vanno a fare i medici all’estero.
L’Arena – 10 aprile 2013