Serve un miliardo e mezzo di euro per mettere in sicurezza il Veneto e ridurre il rischio idraulico e idrogeologico. Dopo un giovedì di paura, con la Regione di nuovo a mollo, specie nella “zona rossa” dell’allarme concentrata tra Verona, Vicenza e Treviso e allagamenti anche a Marcon e Scorzè, Regione e consorzi di bonifica si ritrovano d’accordo.
«È tempo di cambiare cultura». I dieci consorzi di bonifica, ieri a Mestre, hanno messo in disparte la settimana degli impianti aperti a 5 mila studenti per ripresentare il conto all’assessore all’ambiente Maurizio Conte. 557 i progetti prioritari; valgono un miliardo e mezzo. Giuseppe Romano, presidente dell’Unione veneta delle bonifiche ricorda i numeri dell’emergenza: in sette mesi (tra ottobre 2012 e aprile 2013) sono caduti 938 millimetri di pioggia sul Veneto contro la media di 579 millimetri registrati tra 1994 e 2012. Nei primi quattro mesi di quest’anno sono caduti quasi 600 millimetri di pioggia che rappresentano il 60% della precipitazione media annua (che si attesta su 1.050 millimetri). E il 16 maggio ne sono caduti fino a 230 millimetri nel vicentino. Temporali intensissimi che hanno portato i terreni agricoli alla capacità idrica massima, rendendo le campagne impermeabili. Dopo la siccità, ancora un colpo all’agricoltura: perdite dal 30 al 50% per i campi da seminare per barbabietole, mais, erba medica. Distrutto il 30% delle fioriture di pesche e ciliegie. In una pianura densamente urbanizzata e dove ogni anno 5 mila ettari passano da superficie agricola ad urbanizzata, con reti fognarie sottostimate e una invarianza idraulica diventata obbligo solo dal 2004, un terzo del territorio veneto è a scolo meccanico o alternato. «Serve un nuovo modello culturale che porti a fermare l’urbanizzazione dei territori», dice Romano, «servono risorse e la Regione deve aiutare i territori, anche con regole certe per fermare il cemento, far rispettare i pareri di compatibilità, estendere gli interventi del piano delle acque dalla provincia di Venezia a tutta la Regione». Con 110 milioni di contributi introitati e 10 milioni l’anno di investimenti in opere i consorzi chiedono alla Regione di Luca Zaia di potenziare gli investimenti. L’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte risponde, polemizzando con Roma. «Gli interventi sul Limenella sono fondamentali tanto quanto l’idrovia di Padova ma per farla servono 200 milioni e allora l’ex sindaco, ora ministro, Zanonato si attivi per far avere risorse che sono anni che aspettiamo. Avevamo presentato richieste per 64 milioni di euro, ne abbiamo visti alla fine solo 3,7». E poi continua a spiegare: «Gli enti locali poi se possono spendere devono farei conti col Patto di stabilità. LoStato allora attui il federalismo demaniale. Ricordo che i canoni delle spiagge fruttano 30 milioni di euro l’anno che, se andassero alla Regione, consentirebbero di fare molto». Conte parla di una stima pluriennale di interventi per 2 miliardi e 700 mila euro ma la coperta è, nei fatti cortissima: 100 milioni sono stati stanziati nel 2012 e 70 quest’anno. «120 milioni sono certi», dice Conte, «per 5 impianti di casse di espansione a Caldogno, Trissino, Fonte-Muson, Soave -San Lorenzo e Monteforte. I cantieri a breve».
La nuova Venezia – 21 maggio 2013