La sanità privata padovana chiude i battenti fino al 24 agosto. Da ieri sono scattate le ferie «forzate» di tre settimane per ventidue centri medici convenzionati di Padova e provincia che contestano il taglio di 50 milioni alle prestazioni sanitarie varati dalla Regione nel dicembre 2012.
In mattinata, circa 300 operatori del settore hanno aderito alla mobilitazione voluta dal «Comitato di crisi regionale della sanità veneta», con due biciclettate partite da Cadoneghe e Albignasego e confluite nel capoluogo. Di fronte alla sede dell’Usl 16, medici, infermieri e pazienti hanno chiesto il rispetto degli accordi sottoscritti ad aprile tra la Regione e le strutture accreditate, che prevedono una quota extra budget per 23 milioni (rimasta finora sulla carta). «In assenza di budget, più di 4 milioni di prestazioni non potranno essere erogate – si legge nella nota degli organizzatori – così si andrà a gravare sulle strutture pubbliche, senza che le stesse abbiano avuto la possibilità di riorganizzare il proprio organico, già ridotto».
Federico Regazzo, amministratore del gruppo Data Medica, che conta 250 dipendenti e altrettanti collaboratori fra tecnici e medici, assicura: «Dopo 35 anni di lavoro e investimenti ci sentiamo presi in giro. Abbiamo ottenuto un accreditamento di eccellenza seguendo la strada indicata dalla Regione, che però al momento di eseguire i tagli non ha fatto alcuna distinzione fra le strutture. Zaia parla tanto dei tagli lineari, ma a casa sua fa la stessa cosa. I settori più in difficoltà? Cardiologia e oculistica, escluse dall’accordo di aprile. Ma visto che i soldi non arrivano, si può dire che tutte le prestazioni sono sullo stesso piano».
L’offerta delle strutture pubbliche venete non prevede la fisioterapia: «Faccio tre sedute di riabilitazione a settimana per mantenere l’autonomia acquisita dopo un ictus, ora dovrò sospenderle per un mese – osserva Natalino Galiazzo, 77 anni -. L’alternativa è la terapia a domicilio, che si può ottenere con accordo privato e costa 50 euro a visita: per me è troppo costosa».
Urbano Brazzale, direttore generale dell’Usl 16, non si lascia scomporre dalla biciclettata, né dalla recente sentenza del Tar che chiede di erogare al più presto l’extra budget: «Ho già sollecitato la Regione, attendo disposizioni. Posso spendere per acquisire prestazioni solo se sono autorizzato: presto ci siederemo attorno a un tavolo». Nel frattempo, i centri privati chiudono per tre settimane: «È una scelta che viola i patti, ma ognuno usa i mezzi che può per raggiungere i suoi obiettivi – commenta Brazzale -. Non lasceremo per strada i pazienti, abbiamo la capacità per rispondere alle loro domande e cercheremo di tamponare le prestazioni mancanti»
Alessandro Macciò – Corriere Veneto – 6 agosto 2013