L’acqua si sta lentamente asciugando, rivelando danni sempre maggiori alle coltivazioni, ma la paura non è finita per gli agricoltori veneti. Perché se il gelo che fino ad ora è mancato farà capolino sui territori devastati dal maltempo, come molti temono, per le campagne sarà un vero disastro. E allora si impone un ragionamento su qualcosa che ancora molti imprenditori del settore non hanno considerato: l’assicurazione su calamità naturali come le alluvioni, le gelate e le siccità.
È su questo che la Regione vuole impegnarsi: «Ora stiamo ripristinando il potenziale produttivo e delimitando l’emergenza – spiega l’assessore alle politiche agricole Franco Manzato -. Ma dobbiamo allargare la riflessione, servono forme assicurative estese a tutto il Veneto, nazionali se non addirittura europee perché non sarebbe sufficiente calarlo su base regionale, e considerare anche sui danni non assicurabili come quelli occorsi alle strutture e ai macchinari».
Ieri mattina i rappresentanti delle categorie che riferiscono al mondo agricolo e l’esponente della giunta regionale si sono incontrati nella cantina sociale di Villorba (Treviso) per fare il punto della situazione. E quello che è emerso da questo vertice è che il Veneto ha necessità di ragionare in modo più strutturale sulla messa in sicurezza del territorio. «L’alluvione del 2010, la siccità del 2012 e l’alluvione di questi ultimi giorni hanno dimostrato che i cambiamenti climatici non avvengono più ogni quarant’anni, ma ogni tre – continua Manzato -. Bisogna innanzitutto mettere in sicurezza il territorio con un’azione plurifondo, con una reale sinergia fra tutti i compartimenti, dall’agricoltura all’ambiente alle infrastrutture, per guardare il futuro e ridurre la cementificazione». Il presidente di Coldiretti Veneto Giorgio Piazza, alla luce dei primi dati post alluvione, stima danni per almeno 10 milioni di euro, e solo per quanto riguarda macchinari, strutture, animali annegati e raccolti da buttare. Ma il monitoraggio dell’Avepa è appena iniziato e il conto è destinato a salire. «Decine di milioni di euro» dice, senza entrare troppo nei dettagli, Manzato.
I punti più critici sul territorio, purtroppo, ormai sono una conferma: «La bassa padovana, come già nel 2010 – dice Piazza – e la parte orientale della provincia di Venezia, dove i bacini di bonifica sono allagati per migliaia di ettari, le strutture di smaltimento sono obsolete e con capacità assorbimento insufficienti». Orzo, grano e frumento, freschi di semina, sono i prodotti che hanno subito i maggiori danni; la vite è a riposo, i danni non sono preoccupanti se non sui macchinari. «Un terzo dei nostri associati è assicurato, ma siamo ancora in pochi – afferma il presidente Coldiretti -. Stiamo specializzando gli strumenti pluririschio, perché oltre alla grandine coprano anche altre avversità sempre più frequenti come l’eccesso di pioggia, le alluvioni e le gelate. Questo consentirà quanto meno una rete di protezione, perché l’assicurazione non serve a fare reddito ma a mitigare il rischio. L’imprenditore che centinaia di migliaia di euro non può lasciare il suo lavoro alle bizze di un tempo sempre più pazzo». Per ristorare i danni alle aziende, Manzato non esclude il ricorso a interventi sul bilancio regionale, e solleva la necessità di rimpinguare il fondo di solidarietà nazionale in agricoltura, accusando Roma. «Avevamo chiesto, lo scorso anno, un milione di euro – chiude l’assessore -. Il governo dovrebbe comprendere la necessità di intervenire in una regione che è stata gravemente colpita».
Silvia Madiotto – Corriere Veneto – 9 febbraio 2014