Bacchettata in piena regola dalla Corte dei conti alla Rai. Costi, inefficienze, sprechi: sono termini ricorrenti nella relazione sul controllo sulla gestione finanziaria dell’azienda nel 2011-2012. Un documentone di 326 pagine con un messaggio riassuntivo: serve una riduzione dei costi, «in particolare quelli riconducibili al Festival di Sanremo, alle fiction e alla programmazione finanziata con fondi diversi da quelli derivanti dal canone».
Crudele destino, ma tant’è: la tagliola della magistratura contabile si abbatte quindi sulla kermesse sanremese a meno di una settimana dalla serata inaugurale. Del resto i numeri di una tabella sono eloquenti. Sono stati messi in fila “rossi” per 7,8 milioni nel 2010; 7,5 nel 2011; 4,8 nel 2012. In totale fanno 20,2 milioni di euro di perdite per 15 puntate complessive. Certo, parliamo di un evento «di carattere strategico e, quindi, fondamentale per il suo palinsesto, come dimostrato dalla rilevazione degli ascolti che, nelle ultime edizioni, ha fatto registrare picchi superiori al 60% con una sensibile raccolta pubblicitaria (i ricavi pubblicitari e commerciali sono stati pari a 12.750 migliaia di euro per il 2010, a 13.022 per il 2011 e a 13.887 per il 2012)».
Allo stesso tempo però, pur rilevando che lo sbilancio fra ricavi e costi si attesta «su un valore (-4.805 migliaia di euro) che, seppur negativo, appare in netto miglioramento rispetto al 2011 (-7.543 migliaia di euro)», la magistratura contabile sancisce la sua bocciatura parlando di «andamento dei costi ancora nettamente superiore ai ricavi pubblicitari, con negativi riflessi sul Mol aziendale. È necessario, pertanto, che siano adottate adeguate iniziative per conseguire una più significativa razionalizzazione dei costi».A questo punto occorre fare una necessaria puntualizzazione, perché i numeri riguardano le edizioni fino al 2012, mentre già per il 2013 si è parlato di una chiusura con bilanci “in nero” e per l’edizione 2014 il direttore di Rai uno, Giancarlo Leone, durante la presentazione della kermesse ha parlato di costi già coperti grazie alla vendita degli spazi pubblicitari.
A ogni modo, nella relazione della Corte dei conti i costi del Festival di Sanremo rappresentano solo uno dei capitoli sulla gestione di questa azienda che ha chiuso il 2011 con utile di 39,3 milioni di euro per poi passare a un rosso di 245,7 milioni nel 2013. Nel constatare che la differenza negativa fra ricavi e costi della produzione è stata di 23,3 milioni per il 2011 e 215 milioni l’anno successivo, altri richiami, forti, sono a «proseguire, laddove possibile, nel percorso di internalizzazione delle attività» in questa realtà da 11.851 dipendenti medi nel 2012 e 2,1 milioni di euro di consulenze (in calo di 600mila euro rispetto al 2011). La Corte dei conti invita poi e a cercare misure efficaci per contrastare l’evasione del canone, che pesa per il 60,5% sul totale entrate. Le potenziali utenze televisive non paganti sono oltre 6 milioni: il 26,51% delle famiglie. Il dato è superiore per quasi 19 punti percentuali rispetto alla media europea. Ma dalle partecipate («necessaria una rigorosa verifica della loro attualità»), all’attività sul web («non adeguato sfruttamento al momento di questo mercato»), le punture di spillo proprio non mancano.
Da Viale Mazzini la replica non si è fatta attendere, ricordando che il piano industriale 2013-2015 approvato ad aprile «sta andando nella direzione auspicata dalla Corte dei conti». E così nel 2013 «sono stati conseguiti importanti risultati in termini di maggiori efficienze e di internalizzazione delle attività che troveranno evidenza nel bilancio 2013 in corso di formazione».
Il Sole 24 Ore – 13 febbraio 2014