Nel taglio da 500 milioni previsto per i dirigenti pubblici dovrebbe esserci una sforbiciata agli emolumenti dei manager delle società partecipate. Secondo indiscrezioni, che non trovano riscontro nel rapporto Cottarelli, il governo starebbe ragionando intorno a un nuovo tetto retributivo. Attualmente il limite previsto è quello del primo presidente della Corte di Cassazione (circa 300 mila euro lordi l’anno).
L’idea sarebbe quella di adottare come massimale lo stipendio del Presidente della Repubblica che si ferma a circa 248 mila euro l’anno.
Come agire? Il governo Monti era intervenuto tramite decreto, in particolare con il salva Italia, per stabilire il tetto alle retribuzioni pubbliche, inserendovi però tutta una serie di eccezioni che a questo punto andrebbero a saltare. In particolare il salva Italia metteva a riparo dal tetto i manager delle società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato «che emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentari», cioè obbligazioni. Via dunque dalla lista i manager di Ferrovie, Poste, Eni, Enel e Finmeccanica, per citarne alcune. Tutti casi che a questo punto rientrebbero nell’ipotesi di taglio. Ma bisogna far presto: la tornata di nomine è alle porte e la norma andrebbe fatta prima dei nuovi mandati per avere effetto sul 2014.
Corriere della Sera – 20 dicembre 2014