Si sospetta ci possa essere il morbo della ‘mucca pazza’ dietro la morte di un cinquantenne bergamasco. Ora la salma dell’uomo è all’ospedale Sacco di Milano. L’autopsia consentirà un esame dei tessuti cerebrali e neurologici e chiarirà se, in effetti, l’uomo sia deceduto a causa del morbo: l’esame è già stato eseguito e i tessuti prelevati sono stati trasferiti ai laboratori dell’ospedale Besta di Milano. I risultati saranno disponibili fra tre o quattro settimane.
Presunto caso mucca pazza. L’esperto: “No allarmi, aspettiamo le analisi”
“Non c’è nessun allarme e bisogna aspettare gli esami del caso”. Sono le rassicurazione del dottor Marco Rizzi, direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Papa Giovanni, dopo la morte nei giorni scorsi in una casa di cura della città di un 52enne bergamasco che, secondo i sintomi riscontrati dai medici, potrebbe essere stato colpito dall’encefalopatia spongiforme bovina, meglio conosciuto come morbo della mucca pazza.
La salma dell’uomo, residente in Val San Martino, è stata trasferita all’ospedale Sacco di Milano, dove verrà effettuata l’autopsia e gli esami specifici per capire se davvero si tratta di BSE. “Non conosco i dettagli di questo caso, ma prima di trarre conclusioni affrettate penso sia meglio aspettare gli esiti delle analisi – spiega a Bergamonews il dottor Rizzi -. Poi tutto è possibile, per carità, ma voglio ricordare che finora in Italia sono stati soltanto due i casi verificati. E nessuno in Bergamasca”.
La patologia è comunque diffusa nel nostro Paese: “Sintomi simili a questa malattia vengono riscontrati invece in numerosi pazienti, ma nella maggior parte dei casi non si tratta di BSE, ossia del morbo trasmesso dall’animale all’uomo. Quasi sempre è un fenomeno genetico del paziente. Oppure, più sporadicamente, ci possiamo trovare di fronte a una patologia legata a trapianti d’organi. Di cornee in particolare”.
Dunque i bergamaschi possono mangiare tranquillamente carne: “I numeri parlano chiaro: rispetto ai 174 del Regno Unito, dal 1993 a oggi in Italia si sono registrati solo due casi. E nessun nella nostra provincia. Inoltre il livello dei controlli si è notevolmente alzato, con nuove normative sempre più severe. Quindi, non creiamo inutili allarmismi”.
Ansa e Bergamonews – 29 maggio 2014