Sul caso di Codrignano, Geremia Dosa, responsabile della Sanità animale dell’Ausl di Imola.: “Il digiuno e il silenzio prolungato possono aver alterato Chago”. Si chiama Chago, è un incrocio tra un Rottweiler e un Corso, e ha tra i 3 e i 5 anni. Questo il profilo del cane finito nel mirino per loscempio del cadavere del proprio padrone. Visitato ieri dal veterinario dell’Ausl, Geremia Dosa, è tenuto in isolamento per protocollo.
E’ stato nutrito e risulta in buona salute, senza lesioni esterne apparenti. Il manto non era sporco di sangue, ma in questi primi giorni viene ispezionato a distanza. «Ringhia a chi gli si avvicina — conferma Dosa —, come è nella natura di quella razza. Non dobbiamo provocarlo. I cani morsicatori sono registrati in un registro regionale; un mese fa, a Castel San Pietro, ne abbiamo registrato un altro con un morso in ambito familiare».
LA FINZIONE cinematografica ci ha abituato a ben altre immagini. Quelle dei cani che, di fronte alla scomparsa dei loro padroni, vegliano su di loro come e forse più dei familiari. A volte lasciandosi andare, fino a ‘scegliere’ la morte. Ma in questo Chago — così si chiamerebbe il cane di Giovanni Marasco — avrebbe fatto scempio del corpo del suo padrone, per nutrirsi. Un comportamento ben lontano da quelle immagini di idilliaca fedeltà animale di cui abbiamo chiesto conto a Geremia Dosa, responsabile della Sanità animale dell’Ausl di Imola.
Dottore, è plausibile che un cane non riconosca più il padrone tanto da cibarsene?
«E’ difficile da dirsi, bisogna tenere conto delle condizioni di stress a cui era sottoposto l’animale. Il digiuno prolungato, il silenzio della voce del padrone, l’alterazione del suo odore per la decomposizione possono aver confuso l’animale. Comportamenti necrofagi o coprofagi, del resto, non sono inusuali in natura. Può capitare a chiunque che, durante una passeggiata, il proprio cane azzanni parte di un piccione morto a terra».
Chago verrà soppresso?
«No, la procura non ha mai chiesto l’uccisione di alcun animale e sarebbe irrituale. Come da procedura, il cane, insieme con l’altro cucciolo di Collie trovato a casa del deceduto, sono stati messi in isolamento nei box al canile. Non manipolarli subito è un metodo per consentire loro di calmarsi e ambientarsi, e di eseguire la vigilanza per la rabbia. Sono sotto custodia dell’Ausl, a disposizione della procura».
E poi?
«La legge prevede che passino 60 giorni nei quali i proprietari, in questo caso gli eredi, possono reclamarne il possesso. Vista la situazione, credo che i tempi si dilateranno. Il cane comunque, ci siamo accorti solo in un secondo momento, lo conoscevamo già».
In che senso?
«A fine 2013, a dicembre, a un mio collega era stato segnalato come cane morsicatore. Aveva ferito una persona, c’era una denuncia e per questo la pratica si concluse con una serie di prescrizioni di tenuta al proprietario, come l’utilizzo di guinzaglio e museruola e l’obbligo della registrazione all’anagrafe canina con microchip. Cosa che però non è stata fatta».
di Cristina Degliesposti – Il Resto del Carlino – 6 giugno 2014