Ridotta del 10% la bolletta elettrica a carico delle Pmi. Stretta sugli incarichi a magistrati e avvocati dello Stato. Via alla staffetta generazionale nella pubblica amministrazione facendo leva sullo stop definitivo (al 31 ottobre 2014) del trattenimento in servizio oltre l’età della pensione e sul contestuale (si spera) ingresso di 15mila giovani nelle strutture pubbliche.
Mobilità obbligatoria entro 50 chilometri per gli statali. Nuovi poteri all’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, che raccoglierà l’eredità dell’Authority sui lavori pubblici e potrà anche commissariare le attività “a rischio” delle aziende. Taglio del 10% della bolletta elettrica per le Pmi, riduzione del 50% del diritto camerale a carico delle imprese e bonus per gli investimenti in macchinari. Modulo unico per tutti i Comuni per la Scia e per il permesso di costruire. Sono questi i pilastri su cui poggia il decreto su crescita e semplificazioni che è stato emanato ieri dal Consiglio dei ministri insieme a un altro Dl su agricoltura e ambiente e al disegno di legge con 8 deleghe “Repubblica semplice” che, una volta approvato dal Parlamento e attuato nei sei mesi successivi, porterà a compimento la riforma della Pa iniziata ieri.
Tra le misure urgenti adottate in chiave competitività spicca il taglio del 10% della bolletta elettrica per le Pmi. Il pacchetto al quale hanno lavorato i ministri dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e dello Sviluppo economico, Federica Guidi, prevede inoltre il bonus per investimenti in beni strumentali e le misure per facilitare la quotazione in Borsa e il rafforzamento dell’Ace (aiuto alla crescita economica), sebbene riveduto e corretto rispetto alle prime bozze. Laddove sarebbero saltati gli interventi rendere strutturali gli incentivi per le startup innovative e ampliare la platea delle imprese beneficiarie. Il condizionale d’obbligo visto che fino a ieri il lavoro sul testo definitivo del provvedimento non era ancora terminato, al punto che dovrebbe proseguire oggi. Ragion per cui potrebbero essere recuperati sul filo di lana il potenziamento del Fondo di garanzia e la liberalizzazione del credito da parte di assicurazioni e credit funds.
Per il resto il decreto semplificazioni-crescita comincia con il mettere nel mirino la pubblica amministrazione italiana. Sia centrale che locale. Dell’addio al trattenimento in servizio si è detto. A cui si aggiungono il dimezzamento del monte-ore per permessi sindacali e la sottrazione ai segretari comunali del diritto di rogito. Si riduce poi dal 75% al 10% la percentuale delle spese legali spettante agli Avvocati dello Stato in caso di giudizio a favore di una struttura pubblica (che si azzera addirittura in caso di compensazione delle spese tra le parti) e finiscono nel mirino anche i magistrati in servizio: per accedere agli uffici di diretta collaborazione non basterà l’aspettativa ma dovranno mettersi fuori ruolo. Sempre in tema di giustizia va evidenziata la scomparsa delle sezioni distaccate di Tar a partire dal 1?ottobre.
Tra gli altri interventi spicca anche l’aumento dei posti per le specializzazioni mediche da 3.300 a 5mila. Che saranno realizzate con uno stanziamento di 6 milioni per quest’anno e di 42 milioni dal 2015 in poi. Mentre viene rinviato a un futuro provvedimento sulla scuola il rimpolpamento per 10 milioni dei fondi per l’Invalsi. Sembrerebbe sopravvissuto invece il mini-pacchetto sanità sponsorizzato dal ministro Beatrice Lorenzin che elimina l’obbligo di assicurazione sulla responsabilità civile per i medici da metà agosto e allunga la durata delle ricette (180 giorni) con possibilità di prescrivere fino a 6 scatolette di farmaci per i malati cronici.
Completano il puzzle le semplificazioni per edilizia (meno vincoli per costruire nelle zone a rischio sismico, modulo unico per Scia e permesso a costruire) e fisco (in primis rimborsi Iva e compensazioni). E un ancora più ampio ventaglio di disposizioni volte a contrastare i fenomeni di malaffare negli appalti venuti fuori nelle ultime settimane attorno all’Expo 2015 e al Mose. Va letto così il rafforzamento dei poteri del presidente dell’Anac Raffaele Cantone.
Il Sole 24 Ore – 14 giugno 2014