di Roberta De Rossi. Una riga nel comunicato del governo, al termine del Consiglio dei ministri di venerdì sera: «È soppresso il Magistrato delle Acque per le province venete e di Mantova». Dal primo ottobre cala il sipario su magistratura con 500 anni di storia e affaccio sul Ponte di Rialto, serenissima per nome anche se emanazione oggi del ministero delle Infrastrutture, con funzioni di controllo sulla laguna e sulle opere di salvaguardia.
Con due magistrati come Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva in carcere da dieci giorni perché accusati dalla Procura di aver percepito “stipendi neri” per centinaia di migliaia di euro l’anno dal Consorzio Venezia Nuova, per non controllare alcunché, la decisione del governo Renzi – del tutto inaspettata anche dagli addetti ai lavori – ha un sapore tutto politico. «Certamente le vicende giudiziarie di questi giorni hanno giocato nell’accelerare la decisione», conferma il sottosegretario Pierpaolo Baretta, a sua volta stupito della decisione. Una scelta che ha lasciato sconcertati molti, a Venezia, da sinistra a destra. Anche perché – pur in attesa della pubblicazione del decreto – il governo ha deciso di trasferire le competenze del Magistrato al Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia: sempre organi ministeriali, ma passati da una dimensione territoriale veneziana a grandezza Italia del Nordest. Pure se da mesi magistrato è lo stesso provveditore interregionale, Roberto Daniele – con sede di entrambi gli uffici a palazzo dei Dieci Savi – la decisione di cancellare il Magistrato alle Acque è accolta con sconcerto trasversale. Anche perché il Comune di Venezia voleva sì abolirlo, ma per ottenerne i poteri: Comitatone dopo Comitatone – il sindaco Orsoni più volte – Ca’ Farsetti ha chiesto più volte per sé tutte le competenze che oggi imperano in laguna, rendendone difficile il governo e il controllo locale (dal Magistrato alla Provincia alla Capitaneria di porto). E la riunione delle competenze a Venezia è anche uno dei caposaldi della proposta di nuova Legge speciale in discussione, primo firmatario il senatore pd Felice Casson. «Una decisione sconcertante, che va contro qualsiasi logica e allontana ancora più la salvaguardia da Venezia», commenta l’ex assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin. «Fuffa: come se l’iperstatalismo romano fosse garanzie di probità», incalza il consigliere Beppe Caccia, «non ci dimentichiamo gli scandali Balducci, il G8 e l’Aquila». E in una mozione al voto del Consiglio comunale, domani – che nasce dalla richiesta al governo di «smantellare il sistema politico-affaristico, il cui profilo criminale emerge dall’inchiesta in corso» su Consorzio, salvaguardia e mazzette – si chiede anche «il superamento dell’attuale Magistrato alle Acque e trasferimento dei suoi poteri al Comune di Venezia». Sinistra e destra, si diceva. «Così è ancora peggio: una magistratura con secoli di storia veneziana diventa sempre più romana: non ha senso», commenta il capogruppo provinciale di Fratelli d’Italia, Piero Bortoluzzi, «semmai è urgente una bella riforma della legge speciale per Venezia, che unifichi le competenze sulla laguna, attribuendole ad esempio alla città metropolitana, solo a condizione però che abbia organi elettivi».
La Nuova Venezia – 16 giugno 2014