C’è una cosa che non torna nei conteggi fatti dagli investigatori sui soldi versati per le tangenti Expo e sulla Sanità. Intanto le somme sarebbero di gran lunga superiori a quelle ricapitolate finora e confessate nei vari interrogatori (circa due milioni e mezzo) e, soprattutto, il “bottino” non corrisponde alle tangenti versate. Insomma: mancando dei soldi. A chi sono andati a finire?
Un po’ banda dell’Ortica, un po’ eredi di Tangentopoli, quelli della “cupola” degli appalti in Lombardia, con la concessione degli arresti domiciliari ieri ad Enrico Maltauro, loro principale finanziatore, sono ormai con le spalle al muro. Nel senso che, dopo la prima tornata d’interrogatori e in attesa che il tribunale del riesame decida a fine mese sui nuovi arresti chiesti dalla Procura, Gianstefano Frigerio, Luigi Grillo e Primo Greganti devono decidere se aprire la diga sul “terzo livello”, quello dei referenti politici, oppure tacere e andare a giudizio immediato. La spartizione dei ruoli, leggendo le carte dell’inchiesta, appare infatti abbastanza chiara: da una parte Maltauro che rivendica la “necessità” di dover pagare tangenti nel “sistema” «che non è cambiato, anzi è peggiorato, dal ’92 ad oggi», e l’ex numero due di Expo Angelo Paris, che ammette «di essere stato un cretino» e di essere finito nelle braccia del gatto e la volpe per paura di rimanere schiacciato dalle responsabilità del ruolo e dalla potenza di Antonio Rognoni, il quale nega ogni responsabilità: «Sono caduto in una trappola,non ho mai corrotto nessuno e non sono mai stato corrotto».
Dall’altra i “mediatori” veri e propri che gestivano la distribuzione di appalti e poltrone tra “gli amici degli amici”: destra, sinistra e centro. Con alcune differenze. Mentre infatti l’ex democristiano di Forza Italia Gianstefano Frigerio la butta sulle «sponsorizzazioni per i miei libri e i convegni», negando di aver mai chiesto tangenti, il “compagno G”, ovvero Primo Greganti, non si smentisce: respinge le accuse, si dichiara «un utopista», si straccia le vesti e si dice «scandalizzato». Proprio così: «Sono scandalizzato che nelle intercettazioni dei soggetti parlino di me. Forse millantavano di conoscermi. Non so perché Cattozzo e Frigerio nel riparto della tangente da 600 mila euro dicevano che ero coinvolto anch’io…». Peccato per il dettaglio di un’intercettazione dove, quando Cattozzo fa presente al gruppo che se oltre a Maltauro non pagherà anche la Celfa, e dunque la somma da spartire per l’appalto Expo scenderà drasticamente alla metà, lo stesso Greganti se ne esca con una frase eloquente: «Ma porca puttana vacca!». Esclamazione un po’ greve che ha impegnato buona parte del suo interrogatorio davanti al gip. Per altro, in una diversa intercettazione, più che di percentuali Cattozzo e Frigerio sembrano parlare proprio di euro: «Allora, duecentomila a me, duecento a te e duecento a Primo». Non a caso, rimane in carcere.
Diversa la posizione di Cattozzo, ex segretario Udc in Liguria, diploma di terza media, e assurto a «consulente» della Maltauro. «Nel senso che – chiarisce lo stesso Maltauro – in questo modo le cose sporche le faceva lui». Cattozzo ha una contabilità delle tangenti (ritrovata nei pantaloni del suo pigiama al momento dell’arresto) abbastanza precisa e soprattutto si capisce che quando ritira i contanti che Maltauro fa arrivare dalla Svizzera, ai suoi compari porta sempre qualche centomila euro in meno del dovuto per poi spartire in parti uguali. Per dire, sull’appalto con la Sogin da 98 milioni di euro, ottiene da Maltauro un milione e mezzo di euro: «Ma da questa somma ho detratto 300 mila euro che ritenevo di mia competenza…residuavano per tanto un milione e 200 mila, di cui 200 mila a Grillo, 200 mila a Sergio e altri 200 mila per Frigerio…». Altri 600 mila che dovevano arrivare, Maltauro non li ha pagati ma, chiarisce Cattozzo, in quel caso «300 mila dovevano andare a Grillo e 300 mila a me». Dunque, si capisce che alla fine, il personaggio più importante del gruppo era proprio l’ex senatore Grillo, ovvero il politico che “presenta” Cattozzo a Maltauro e che a Natale telefona per i ringraziamenti sulle stecche. E il resto dei soldi? Omissis. Il che fa capire che c’era anche qualche altro destinatario. La nuova puntata dell’inchiesta Expo.
La Stampa – 16 giugno 2014