Un nuovo programma d’azione per eradicare in due step la tubercolosi nei paesi dove l’incidenza è già basso. Lo ha presentato ieri a Roma l’Organizzazione mondiale della sanità insieme alla Società europea di respirazione, ipotizzando una fase di pre-eliminazione da qui al 2035, quando il target sarà meno di 100 casi ogni milione di persone, e una fase finale in cui, al 2050, si ottenga la «piena eliminazione» in corrispondenza dell’obiettivo di meno di un caso per milione di persone.
Sono 33 i paesi interessati, dove per quanto la tbc sia prevenibile e curabile, ancora oggi 155mila persone l’anno si ammalano mentre circa 10mila muoiono. Milioni, ricorda l’Oms, sono poi gli infetti che rischiano di sviluppare la malattia.
Il programma lanciato dall’Oms ripropone una serie di approcci che hanno già dimostrato di avere successo: è stato sviluppato da esperti dei Paesi a bassa diffusione e e adattato sulla base della nuova Who global Tb stratgy 2016-2035, approvata nel maggio scorso dall’Assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità.
L’Italia, sede della presentazione della proposta, rientra tra i 21 paesi cui il programma si rivolge. Gli altri sono dislocati in America, nella regione Eastern Mediterranean dell’Oms e nella regione Western Pacific.
Tutti i paesi riconoscono la comune esigenza di potenziare gli sforzi per eliminare la tb dal novero dei problemi di salute pubblica e di mettere in atto meccanismi per scongiurarne il rifiorire.
«I Paesi a bassa diffusione dispongono degli strumenti per ridurre drasticamente i casi di tb al 2035 – spiega Hiroki Nakatani, assistente del direttore generale dell’Oms Margaret Chan -. la copertura sanitaria universale, che assicura a ognuno l’accesso ai servizi sanitari di cui ha bisogno senza che ne risentano le sue risorse finanziarie, è la base di questo approccio. La chiave degli interventi è mirare interventi efficaci sulle fasce di popolazione che ne hanno bisogno».
Key interventions
Otto i punti della nuova strategia Oms: assicurare finanziamenti e tutoraggio per programmare servizi di alta qualità; raggiungere i gruppi più vulnerabili e meno facilmente raggiungibili; intercettare i bisogni speciali dei migranti; tenere conto delle problematiche cross-border; rendere disponibili screening su infezione latente e attiva in gruppi al alto rischio e predisporre trattamenti adeguati; gestire le epidemie; ottimizzare la prevenzione e la cura dei casi di Tb-Mdr; assicurare una sorveglianza continua e programmi di monitoraggio e valutazione; investire in ricerca; supportare il controllo globale della tubercolosi.
Tra i gruppi più vulnerabili, l’Oms cita i senza fissa dimora, i migranti, i membri di minoranze etniche. Ma anche quanti fanno uso di droghe o sono costretti in carcere e le persone con sistema immunitario compromesso.
La maggior parte di questi gruppi hanno a che fare con barriere nell’accesso ai servizi. La migrazione transfrontaliera è uno dei principalinterritori su cui concentrare gli sforzi: c’è il rischio che i trattamenti iniziati, ad esempio, non vengano portati a termine. La globalizzazione e i crescenti movimenti di popolazione consentono alla Tbc di spostarsi tra comunità e paesi. Per questo occorre uno sforzo coordinato, se si vuole raggiungere l’obiettivo di eliminare la tbc nei paesi a bassa incidenza, per potenziare prevenzione e trattamenti anche in quelli ad alta incidenza
L’intervento di G.B. Migliori e Mario Raviglione
Il Sole 24 ore sanità – 4 luglio 2014