«Gabbiani a caccia di persone? Non scherziamo». A vederli come novelli emuli degli uccelli di Hitchock che aggrediscono passanti inermi come furie, Enrico Alleva, etologo dell’Istituto superiore di sanità, non ci sta proprio.
Errore di prospettiva?
«Sì, se gli uccelli diventano invadenti, meno timidi che in passato, se si avvicinano ai tavoli dei bar all’aperto e sulle terrazze chiedendo con insistenza cibo, è perché qualcuno glielo ha dato. Una volta basta perché gli resti impresso il luogo come riserva alimentare. E così tornano».
Ma hanno aggredito più volte
«Loro si avvicinano perché qualcuno, magari in passato o qualche istante prima, gli ha offerto cibo. Se poi si cerca di allontanarli loro si offendono, si innervosiscono visto che ci contavano e quindi attaccano. Ma non è tutto qui, il vero problema è che siamo spreconi e sporchi».
Spreconi e sporchi?
«Sì, noi umani gettiamo un sacco di spazzatura, lasciamo cumuli di immondizia in giro e questo attira gli animali. In città arrivano sempre più commensali, come vengono chiamati gabbiani e ratti, cornacchie e topi, che approfittano di quello che lasciamo in strada per nutrirsi con facilità e regolarità senza troppo sforzo. E più mangiano, più si moltiplicano, più hanno bisogno di cibo e si fanno invadenti. Ma non è colpa loro, in parte sono stati costretti a spostarsi perché gli abbiamo distrutto i loro luoghi preferiti per nidificare».
Costretti ad emigrare?
«Da un lato gli rendiamo le città appetibili con cibo facile sparso in giro, dall’altro abbiamo costruito e reso per loro inospitale uno dei loro luoghi storici più amati per depositare le uova: l’isola di Giannutri ».
Repubblica – 7 luglio 2014