La giornata di lavoro che stressa e pesa più del solito. Troppe email, una telefonata rabbiosa e quello spiffero alla finestra che fa impazzire. E poi, senza accorgersene, si inizia a battibeccare. I toni che si alzano ed infine, ecco, la sberla. «Tasi ti che te si terrona ». È terminato con questa offesa un alterco tra due dipendenti del Comune di Piove di Sacco, nel Padovano.
Ne è seguita una indagine interna e l’ufficio procedimenti disciplinari ha sanzionato il dipendente pubblico tagliandogli la busta paga dell’equivalente di un giorno di lavoro. Lei, a qualche giorno dall’accaduto, non ha più voglia di parlarne. «L’ho perdonato, ora basta», ha fatto sapere ai sindacati.
Ma riavvolgiamo il nastro, e torniamo a qualche mese fa. A Piove, comune con poco meno di ventimila abitanti, in municipio il lavoro non manca. Poco meno di cento dipendenti, una pianta organica in via di riorganizzazione, di tempo per bere il caffè alla macchinetta ce n’è poco. Due colleghi, giovani – e, a quanto si dice tra i corridoi, pure amici e abituati a scherzare tra di loro – stavano analizzando assieme una pratica. Nel tira e molla, lei si è risentita con il collega. «Mi accusava di non capire quello che mi stava dicendo», racconta la donna. Fino al fatidico pugno in faccia: «Tasi ti, che no te capissi perché te si terrona ». La traduzione è superflua.
Attimi di gelo. Ed è esplosa la vendetta. La donna ha chiesto al segretario generale del Comune, Roberto Natale, di tutelarla. «Non è possibile mi si tratti così», ha riferito. Del caso si è così interessato l’ufficio procedimenti disciplinari, composto da una terna di dirigenti e presieduto da Mario Canton. Dopo alcune settimane, la decisione, destinata a far discutere: il «denigratore» è stato sospeso per un giorno da lavoro. Tradotto in soldoni: la busta paga gli è stata decurtata di una giornata, quell’offesa gli è costata parte dello stipendio, circa cinquanta euro.
Una sanzione che però non è parsa a tutti «giusta». A qualcuno, l’offesa è sembrata piuttosto un indelicato «scivolone verbale». Il segretario comunale, Natale, taglia corto. «Se esistesse un caso di xenofobia nel nostro Comune, sarei pronto a denunciarlo alla magistratura». Il dirigente che ha preso il provvedimento, Canton, che peraltro oggi non presiede più la commissione, tende analogamente a minimizzare. «Capita spesso, in strutture dove le persone sono sotto pressione, che qualcuno possa offendere qualcun altro. Ma non è razzismo». Anche il sindaco, Davide Gianella, ha cercato di riportare l’accaduto nel perimetro del «quotidiano». «In qualsiasi posto di lavoro vi sono diverbi, ma nessuno balza agli onori della cronaca», ha scritto in una nota.
Dal canto loro, i protagonisti ieri hanno vissuto un inatteso ritorno di tensione attorno al loro litigio. I sindacati hanno fatto quadrato. «Spiace per l’accaduto, ma tutto si è risolto: lui si è scusato e non ci sono strascichi», hanno spiegato le tre sigle della funziona pubblica. E la parola fine è stata messa proprio ieri da lei, la meridionale offesa e poi vendicatasi. «Non ne voglio più parlare, ha pagato e basta». Che a volte ne ferisce più lo stipendio che la spada.
Mauro Pigozzo – Il Corriere del Veneto – 1 agosto 2014