Questo il giudizio della Confederazione Sindacale dei medici e dirigenti Ssn sul prolungamento del blocco dei contratti del Pubblico Impiego anche al 2015 annunciato ieri dal ministro della Pa, Marianna Madia, a causa dell’assenza di fondi. “Cambiano i governi ma la ricetta è sempre la stessa. Il prelievo sui dipendenti pubblici è stato e continua ad essere lo strumento più facile e sicuro per fare cassa”.
“Il Governo annuncia un ulteriore blocco dei contratti del pubblico impiego per il 2015 chiamando così i dipendenti pubblici a pagare il conto di discutibili riforme. Per il sesto anno consecutivo nessun adeguamento. Cambiano governi e legislature ma la ricetta è sempre la stessa, senza discontinuità: la fantasia al potere ripropone stancamente lo stesso monotono spartito. Lo strumento contrattuale, indispensabile anche per recepire le necessarie innovazioni e riorganizzazioni del lavoro pubblico, viene espulso dallo stesso linguaggio della politica”.
E’ questo il commento della Confederazione Sindacale dei medici e dirigenti Ssn alle dichiarazioni del Ministro della PA, Marianna Madia sul blocco dei contratti fino al 2015.
“Il prelievo sui dipendenti pubblici è stato e continua ad essere lo strumento più facile e sicuro per fare cassa. Dopo il sequestro delle liquidazioni, pagate a rate fino a 5 anni senza interessi, i dipendenti pubblici sono diventati i principali creditori dello Stato. Una serie infinita di leggi speciali penalizzanti e riservate al solo servizio pubblico sta scavando un solco normativo e retributivo, perfino con un lavoro privato in crisi che vede crescere le retribuzioni al ritmo del 2% annuo. Sul fronte previdenziale le donne del pubblico impiego continuano ad andare in pensione tre anni dopo le corrispondenti lavoratrici private, mentre il blocco del turnover ha già prodotto la perdita del 20% dei posti di lavoro nel settore statale e la perdita del potere d’acquisto dei loro stipendi superiore a 20mila euro con danno maggiore per i giovani – prosegue la Cosmed -. La disoccupazione giovanile è anche responsabilità diretta dei governi che hanno bloccato il ricambio generazionale e, nonostante gli annunci, continua ad aumentare”.
“In assenza di un tavolo contrattuale per discutere la parte normativa, come imponeva la legge di stabilità 2013, si configura una vera e propria serrata governativa, una fuga sistematica dal confronto con la realtà e con le rappresentanze dei cittadini lavoratori. Anzi, il Governo avoca a sé anche il ruolo sindacale decidendo di concedere aumenti stipendiali “a prescindere” da quantità e qualità del lavoro svolto e dal tanto citato merito. Il blocco che di fatto è protratto a tempo indeterminato rende il rinnovo dei contratti nel lavoro pubblico un problema politico. Ma corre l’obbligo di ricordare al Governo – spiega la Confederazione sindacale – che non porterà il Paese fuori dalla crisi facendo la pelle alla pubblica amministrazione e ai suoi lavoratori impegnati in settori fondamentali della vita civile quali sanità, scuola, giustizia”.
“Quanto al metodo di mandare a dire per via mediatica, senza confronto, provvedimenti del genere denota un’arroganza che ricorda quella del padronato di tempi non recenti. Anche per questo – conclude la Cosmed – le iniziative del Governo Renzi “passo dopo passo” stanno aprendo un profondo conflitto sociale e la protesta sta diventando una questione di dignità”.
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Ancora un anno di blocco dei contratti. #sbloccaitalia o #bloccastipendi?
Ancora una volta il governo fa cassa attraverso il bancomat dei dipendenti pubblici, cui ancora per un anno viene imposto un blocco stipendiale motivato dalla crisi e dalla scarsità di risorse a disposizione.
Disposizione in evidente contrasto con le dichiarazioni del presidente Renzi che da un lato promette di rendere strutturali gli 80 euro per alcuni (ipotesi in ogni caso meritoria ma non risolutiva), estendendo se possibile la platea degli aventi diritto, dall’altro mantiene ferma la progressione economica, giuridica e meritocratica di tutti i dipendenti pubblici.
Una operazione di “restiling” in piena regola, già vista e sentita in un celebre film di Luchino Visconti, “Il gattopardo”: cambiare tutto per non cambiare nulla.
Con questa logica si creano degli automatismi di progressione economica selettivi dal basso, di fatto un vero e proprio rinnovo contrattuale, con la stessa logica si cambia nome ai precari della scuola, cui viene promesso di risolvere definitivamente il problema del precariato (come? cambiando nome al contratto!!).
A quegli stessi precari si prospettano regole nuove, “finalmente basate sul merito”, dimenticando come tra i contratti pubblici quello della sanità, in cui le progressioni economiche e di carriera sono da anni legate a criteri meritocratici ed a meccanismi di valutazione, siano spesso se non regolarmente disattese, al punto di non attivare nemmeno i concorsi per la nomina dei dirigenti di struttura complessa, trovando più comodo, meno conflittuale e forse anche meno oneroso il meccanismo della sostituzione interna.
Non si parla (forse perché altre sono le strategie da perseguire) dei precari in sanità, che attendono da anni delle procedure di stabilizzazione che prendano atto di un fabbisogno reso evidente sia dal numero dei precari sia dall’ allungarsi del fenomeno delle liste di attesa.
Presidente Renzi: il rilancio dell’ economia passa anche attraverso scelte radicali e straordinarie come recuperare i 120 miliardi di evasione fiscale, i 60 miliardi di ruberie nella pubblica amministrazione e i 170 miliardi dell’ “economia criminale” certificati #annodopoanno dalla Corte dei Conti.
Per la prima volta dal 1959 il paese è in deflazione Il famoso #passodopopasso rischia di diventare #euromenoeuro
Ma i reali problemi dell’ economia, dell’ occupazione e del paese non si risolvono così.
Si affrontano con un piano industriale e non con gli spot.
#cambiamomarcia
Se il governo ne è capace.
O la dirigenza pubblica, e anche il paese, ne trarranno le ovvie conclusioni.
Perché le bugie hanno le gambe corte.
4 settembre 2014