Parmalat punta sul Brasile quel che resta del tesoretto arrivato nelle casse di Collecchio grazie alle cause a banche e revisori di Enrico Bondi. La società emiliana ha rilevato per 610 milioni di euro la divisione lattiero casearia di Brf, operazione che porta sotto l’ombrello di Lactalis 11 stabilimenti e una quota del 15% del mercato del latte nella nazione sudamericana.
Si tratta del secondo blitz in pochi giorni a San Paolo: la scorsa settimana i creditori di Lacteos Brasil avevano dato il via libera alla cessione per circa 80 milioni all’azienda italiana di 7 impianti e del diritto a utilizzare il marchio Parmalat, famosissimo da queste parti per le sponsorizzazioni dell’era Tanzi al pilota di Formula 1 Piquet e al Palmeiras.
L’eredità dell’ex patron di Collecchio ha regalato ieri al gruppo alimentare anche una bella tegola: il Tribunale di Bologna ha riconosciuto la validità della sentenza Usa che obbliga la “vecchia” Parmalat a riconoscere 431 milioni di dollari alla Citicorp. Il processo si sposterà ora nei tribunali fallimentari tricolori. Secondo i legali dell’azienda italiana il il rischio massimo in caso di giudil’ zio negativo sarebbe un risarcimento in azioni pari allo 0,5% del capitale mentre per gli avvocati della banca Usa potrebbe essere molto più alto. Le due notizie non hanno avuto riflessi particolari a Piazza Affari dove il titolo ha chiuso con un lieve calo rispetto alla vigilia.
L’uno-due brasiliano riappacifica un po’ Lactalis con il mercato dopo le polemiche legate all’auto-acquisto di Lactalis Usa: poco più di due anni fa, la famiglia Besnier (azionista di controllo Parmalat con oltre 83% del capitale) aveva utilizzato oltre 900 milioni di liquidità della controllata per farsi comprare le sue attività negli Stati Uniti. Un’operazione contestata dagli azionisti di minoranza e dalla Consob che – alla fine – erano riusciti a costringere i soci bretoni a riconoscere un importante sconto al gruppo.
L’acquisto delle attività Brf dovrebbe lasciare nelle casse di Collecchio poco più di 200 milioni di liquidità e la società a questo punto potrà tornare a concentrarsi al 100% sul business chiudendo definitivamente il capitolo del crac dei Tanzi. La nuova Parmalat uscita dall’era Bondi e dalle prime cure transalpine ha una buona presenza in Europa, Canada, Australia e SudAfrica e ha rafforzato in modo significativo la propria presenza negli Stati Uniti e in Sudamerica. Piazza Affari è convinta che prima o poi Lactalis possa decidere di chiudere il cerchio lanciando un’Opa sui pochi titoli rimasti come flottante in Borsa. Ma vista l’eredità dei contenziosi ancora aperti (come dimostra il caso Citigroup)questa ipotesi pare poco praticabile fino alla soluzione di tutte le cause.
Repubblica – 5 settembre 2014