Entro domani oltre un terzo dei Comuni deve deliberare l’aliquota della Tasi. E poi comunicarla al ministero dell’Economia prima del 18 settembre. La scadenza è ormai prossima, dunque. E occorre fare in fretta per evitare che i cittadini – in mancanza di decisione – siano costretti a pagare la Tassa sui servizi indivisibili – che sostituisce da quest’anno l’Imu – tutta in un’unica soluzione a dicembre.
Fin qui solo il 64,8% dei municipi, dunque 5.246 sindaci (su un totale di 8.092), ha fissato le aliquote. Tra questi, 2.178 lo hanno fatto già a maggio, consentendo così ai proprietari di pagare l’acconto a giugno. Il resto (poco più di 3 mila città) ha deciso in questi mesi estivi – come Roma, Firenze, Milano, Bari, Catania, Verona – e dunque farà versare l’acconto entro il 16 ottobre (e il saldo a dicembre). Le grandi città hanno già quasi tutte provveduto. All’appello manca solo Palermo che ieri però ha riunito su questo il consiglio comunale (deciderà oggi), spaccato tra chi vuole aliquota zero e chi al 2,9 per mille. In base ai dati pubblicati sul sito del Tesoro e rielaborati dall’ufficio studi della Uil, l’aliquota media della Tasi delle 69 città capoluogo di provincia, è del 2,46 per mille, ad un soffio dal tetto massimo consentito del 2,5, senza tenere conto dell’addizionale dello 0,8 (che si può aggiungere o meno e serve a finanziare le detrazioni). Per una famiglia su due la Tasi sarà più cara dell’Imu, secondo le prime proiezione Uil. Di certo più esosa per 7 nuclei su 10, se vivono in case modeste e hanno figli. L’Anci, l’Associazione dei Comuni, si difende. Colpa di governo e Parlamento che «hanno fatto la scelta di non mantenere le detrazioni fisse». Tagliando risorse ai sindaci per «8,5 miliardi dal 2011 al 2014», oltre ai «9 miliardi di vincoli del patto di stabilità». Sacrifici che hanno comportato dunque «una maggiore pressione fiscale – ammette l’Anci – resasi obbligata». Per quanto riguarda la carenza di trasparenza degli otto grandi Comuni (tra cui Milano, Roma, Napoli, Firenze) nell’indicare quali servizi indivisibili sono finanziati dalla Tasi, segnalata ieri da Repubblica, l’Anci risponde che «la trasparenza è massima e si attiene alle prescrizioni di legge». Anche se risulta di fatto impossibile al cittadino verificare con immediatezza i numeri. Colpa della legge, dice l’Anci, che «non indica la modalità di esposizione dei dati». ( v. co.)
Repubblica – 9 settembre 2014