Questa volta non è una indagine empirica come spesso Coldiretti ha abituato a fare, con la collaborazione di Striscia la Notizia e Jimmy Ghione- ma il risultato di vere e proprie analisi di laboratorio. Che certificano quanto già in buona parte si sapeva o si dava per scontato: parte del prodotto che circola su scala globale, e spacciato come “italiano”, in realtà di italiano ha ben poco.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, svela cosa si nasconda spesso dietro a sempre più frequenti offerte e promozioni, a discapito dei produttori seri: delle vere e proprie frodi alimentari con cibo “taroccato”. I risultati sono ancora più interessanti in quanto nascono da un apparentemente nuovo metodo di ricognizione circa i latticini. La ricercatrice Barbara van Asch svela il segreto di Pulcinella: prodotti a denominazione di orgine, tra i latticini, vanno incontro a frequenti frodi, in ragione dell’elevato prezzo atteso che ci si attende i consumatori vogliano pagare. Così gli ingredienti più costosi sono sostituiti con quelli più economici. Ma sfortunatamente i test attualmente in uso per svelare gli inganni non riescono a rintracciare simultaneamente diversi tipi di latte coinvolti (di mucca, di capra, pecora, bufala…) e hanno altri limiti.
I ricercatori allora hanno valutato con un nuovo metodo basato su “impronte del DNA” delle diverse specie animali (mucca, pecora, capra e bufala). Scoprendo che su 96 latticini disponibili sul mercato europeo, tra cui latte, formaggi, yogurt, burro, un buon 12% dei prodotti non è in regola e non indica in etichetta tutto quel che va nel prodotto finito. Si è scoperto, a titolo esemplificativo, che un prodotto apparentemente fatto al 100% di latte di pecora in realtà aveva al suo interno pure latte vaccino e di pecora. Addirittura poi una mozzarella di Bufala su 8 sarebbe “finta”, ovvero prodotta con latte di altro tipo, e contrariamente a quanto previsto dal disciplinare produttivo.
7 novembre 2012