Secondo il Food and Veterinary office tedesco diversi quantitativi di pesce contaminato proveniente dal Baltico sarebbero stati venduti in Germania. Ad essere immesse sul mercato tedesco secondo quanto comunicato dalle autorità sarebbero diverse partite di salmone, fegato di merluzzo ma anche altre varietà di pesce contaminato da alti livelli di diossina e policlorobifenili.
Ad essere sotto inchiesta le misure adottate per garantire che i prodotti della pesca importati sul territorio non violino le norme comunitarie. Per quanto riguarda la non conformità di diverse partite di fegato di merluzzo, le autorità affermano infatti che, nonostante queste fossero già state segnalate dal sistema di Allarme Rapido per alimenti e Mangimi (Rasff) le misure adottate per tutelare la salute pubblica erano insufficienti. Inoltre, vi è scarsa collaborazione tra le regioni tedesche in merito allo scambio di informazioni.
Un altro aspetto critico secondo le autorità tedesche è stato il mancato ritiro dal commercio all’inizio dell’anno delle confezioni di fegato di merluzzo non conformi ai limiti stabiliti nell’Ue. E qui ad essere chiamati in causa sono direttamente i retailer che hanno continuato a vendere il fegato di merluzzo consegnato a gennaio anche dopo aver saputo i risultati dei test che ne hanno rilevato la non conformità.
Nel frattempo, un altro allarme viene diffuso dalle autorità olandesi. Gli esperti del Food and Veterinary office dei Paesi Bassi hanno infatti affermato di non poter garantire che i molluschi bivalvi come ostriche e cozze siano sicuri per il consumo. La notizia ci riguarda da vicino, visto che questa varietà di pesce oltre che nei Paesi terzi viene esportata anche in Belgio, Francia e Italia. Questo perché mancherebbero del tutto le valutazioni formali relative ai sistemi di purificazione effettuati dalle aziende che commercializzano i frutti di mare. Di conseguenza le autorità olandesi non sarebbero in grado di garantire che tutti i requisiti sanitari richiesti per i molluschi bivalvi vengano rispettati.
sicurezzaalimentare.it – 10 novembre 2012