Gli italiani mangiano sempre meno carne di pecora e la contrazione di consumo di agnello anno dopo anno, nelle ricorrenze pasquali, ne è una conferma. Chi alleva ovini, tuttavia, ha l’opportunità di intercettare un nuovo filone di business nelle abitudini alimentari degli islamici i quali, nel nostro Paese, sono 1,6 milioni.
Lo hanno capito i fratelli Davide, Andrea e Luca Morandi, di Anguillara Veneta, nel padovano, che primi nel Veneto, hanno avviato la produzione di insaccati compatibili con i dettami religiosi dei musulmani. Ossia di prosciutti, salami, salamelle, sopresse, lonzini, sella e perfino il fiocco, il corrispettivo del culatello, tutti ottenuti rigorosamente da carne di pecora. «La carne destinata ai musulmani – spiega Andrea Morandi, uno dei titolari di Veneta Ovini, azienda inserita nel circuito delle eccellenze enogastronomiche regionali ‘Gusta Veneto’ di Confagricoltura – viene macellata in strutture con autorizzazione ‘Halal’ e senza alcol. Ad esempio per la produzione delle sopresse non viene utilizzato del vino rosso, come avviene per quelle classiche».
I tre fratelli in questo modo hanno dato continuità ad un’azienda fondata dal nonno e proseguita dal padre ma che rischiava di arenarsi nelle stagnazioni del mercato classico. Il giro d’affare del segmento ‘halal’ in Italia cresce alla velocità del 15% l’anno ed è evidente la moltiplicazione di macellerie islamiche, kebab e negozi di alimentari con specialità etniche. L’azienda padovana alleva direttamente circa 2000 capi, suddivisi in greggi che pascolano dal Delta del Po al Nevegal e formati da razze italiane come la pecora biellese e quella bergamasca, in controtendenza rispetto a un mercato che privilegia invece animali provenienti dall’estero.
Gianni Favero – IL Corriere del Veneto – 5 aprile 2016