Le proteste. Il vice-presidente della commissione Finanze della Camera, Zanetti: «Il rinvio al 10 dicembre deve valere per tutti»
Alla vigilia della prima scadenza fissata per gli acconti (2 dicembre per il versamento del 100% dell’acconto Irpef) non è ancora arrivata la certezza sui tempi e sulle aliquote. Ma il quadro si sta chiarendo e dovrebbe essere ufficializzato già oggi.
La giornata di ieri è stata tumultuosa. In particolare i problemi maggiori per il Governo sono arrivati dalla parte del decreto che riguarda le imposte Ires (al 36%) e gli acconti (130%) che il sistema bancario e assicurativo dovrebbe versare all’erario. In cerca di certezze sono rimaste a lungo anche le imprese che, ferma la data del 10 dicembre, attendono ancora l’ufficializzazione relativamente all’aliquota Ires-Irap (probabilmente al 102,5%). Stessa situazione per l’acconto Irpef del 2 dicembre.
In serata, però, il quadro si è rasserenato. La conferma delle scadenze anticipate già ieri dal Sole24 Ore dovrebbe arrivare oggi. Le certezze sono più vicine, dunque. Ma la svolta non cancella complicazioni e disagi per gli operatori visto che gli studi professionali, in alcuni casi, hanno già concluso le operazioni (nell’incertezza) e in altri casi hanno bloccato tutto in attesa di certezze che si possono avere solo scommettendo sulle anticipazioni. Per tutto il giorno, in ogni caso, si è svolto un serrato confronto tra il ministero dell’Economia e il mondo produttivo (soprattutto quello bancario e assicurativo che a mettere mano al portafoglio in questa maniera non ci sta). Peraltro, l’innalzamento dell’aliquota nominale Ires dal 27,5%, misura prevista in via generalizzata dall’articolo 77 del Tuir per tutti i soggetti passivi dell’imposta, al 36% a carico dei soggetti esercenti attività bancaria e delle imprese di assicurazione, che sarebbe stata disposta dal decreto legge esaminato dal Consiglio dei ministri ieri l’altro, potrebbe costituire un provvedimento discriminatorio, in quanto colpisce in modo selettivo esclusivamente alcuni soggetti nell’ambito della platea dei contribuenti Ires. Con possibile lesione dei principi di uguaglianza e di capacità contributiva sanciti dagli articoli 3 e 53 della Costituzione.
«Siamo quelli che abbiamo già dato e siamo quelli a cui si chiede sempre – ha commentato Aldo Minucci dell’Ania – e abbiamo coperto la prima rata Imu con la minore deducibilità dei premi assicurativi e ora con una tassazione abnorme. Lotteremo con tutte le nostre forze contro una norma discriminatoria e palesemente incostituzionale perché discrimina un settore a scapito di altri». Ad ogni modo, come filtra dal mondo bancario e assicurativo, le speranze di incidere concretamente sulle decisioni del governo non paiono molte. E se per le banche la “medicina” è un poco addolcita dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia e quindi potrebbe esservi un rafforzamento patrimoniale degli istituti se i nuovi valori saranno validi ai fini del patrimonio di vigilanza (a sua volta comunque tassata), per le assicurazioni la pillola è davvero indigesta. Aogni modo, anche le banche sono preoccupate: «Seguo il principio di conoscere prima di deliberare – ha spiegato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli – e quindi vorrei vedere prima i testi, ma ogni appesantimento della pressione fiscale pesa sul complesso dell’economia produttiva». Naturalmente, grande preoccupazione anche nel mondo delle imprese non bancarie. Rete imprese Italia ha espresso «forte disappunto per il cambio delle regole di pagamento del secondo acconto per i soggetti Ires a poche ore dalla scadenza. Una scelta che, ancora una volta, calpesta i diritti dei contribuenti. Inoltre – si legge in una nota di Rete imprese Italia – è altrettanto inaccettabile la decisione di permettere ai Comuni la pubblicazione nel proprio sito internet fino al 9 dicembre prossimo delle aliquote e delle detrazioni Imu». A questo punto l’auspicio della maggiore organizzazione delle Pmi è che non si applichino le sanzioni a carico di quanti, in questo caos, non riusciranno ad adempiere correttamente.
Acque agitate anche in Parlamento. Particolarmente dura la presa di posizione di Enrico Zanetti (Scelta civica) vice presidente della commissione Finanze della Camera: «Il governo dica in modo chiaro, ma chiaro per davvero, se, come pare di capire, la proroga degli acconti al 10 dicembre riguarda solo i soggetti Ires, mentre per i soggetti Irpef rimane confermata la scadenza del 2 dicembre. Razionalità vorrebbe – ha continuato Zanetti – che si stabilisse un rinvio al 10 dicembre per tutti, ma, se dobbiamo mettere in piedi il solito balletto delle differenze, facciamolo almeno comunicando in modo chiaro».
Il Sole 24 Ore – 29 novembre 2013