Cosa succederebbe se al formaggio Asiago fosse tolta la Dop? O se il Prosecco o l’Amarone potessero essere prodotti con surrogati anche al di fuori dell’area di tutela, magari in Mississippi o California? L’ipotesi potrebbe presto non essere più tanto campata in aria, non appena sarà concluso l’accordo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra Commissione Europea e Stati Uniti, che farà sparire le denominazioni e aprirà alla concorrenza delle grandi multinazionali per i prodotti tutelati.
Lo scopo di questi accordi, in superficie, è di liberalizzare il commercio e gli investimenti tra Ue e USA, due blocchi economici che generano assieme oltre il 40% del Pil mondiale, mentre l’interscambio commerciale e finanziario è stimato in 2,2 miliardi di dollari al giorno (circa 1,67 miliardi di euro). In merito, il presidente della Commissione Ambiente in Consiglio regionale, il leghista Nicola Finco, ha presentato una mozione in cui chiede alla Giunta Zaia di rigettare il TTIP presso il Governo.
E, coinvolgendo le associazioni di categoria, tutelare le imprese venete che hanno sempre investito in eccellenza proteggendo i marchi di qualità e le denominazioni, per le quali la nostra terra è leader.
“Fa male sentire che il premier Renzi, pochi giorni fa, ha definito il TTIP una grande opportunità, un trattato strategico per il Paese – dichiara Finco -. Le possibilità sono due: o non sa di cosa si sta parlando, come del resto la maggior parte dei governanti europei, o peggio è prono al volere di Ue e Usa e sta condannando le nostre aziende agroalimentari (e non solo) a morte certa, per favorire gli interessi delle multinazionali”.
“C’è anche altro – aggiunge il leghista -. Presto potremmo non essere più sicuri di cosa mangeremo, perché l’Asiago o il parmigiano che sarà sulle nostre tavole potrebbe provenire da qualche Stato Usa, o esser prodotto con latte di bovini alimentati a mangimi OGM. Guarda caso a premere per la rapida approvazione del TTIP è proprio la grande industria statunitense”.
La faccenda è particolarmente delicata per quanto riguarda l’agroindustria, i prodotti alimentari e i semi, che in Europa (in testa Francia e Italia) molte normative proteggono sia da un punto di vista commerciale (origine controllata, Doc, Dop etc.) che sanitario. “Come dire – conclude Finco – che saremmo invasi non solo da prodotti industriali americani senza alcuna origine controllata, ma che troveremmo nei nostri supermercati carne gonfiata dagli ormoni, pollo al cloro per farlo sembrare più fresco, cereali OGM senza che neppure sia scritto sull’etichetta né che sia più valido il principio di precauzione”.
7 novembre 2014