La prassi di impiegare l’acqua ossigenata per sbiancare i molluschi è una pratica vietata in Europa. Così la Commissione europea rispondendo all’interrogazione dell’europarlamentare Renata Briano (Pd-Psoe) sulla liceità del trattamento. Bruxelles quindi chiederà spiegazioni all’Italia sulla decisione adottata nel febbraio scorso che ne autorizza l’utilizzo come coadiuvante tecnologico da impiegare in particolari soluzioni per lavorare i molluschi cefalopodi decongelati. Per gli esperti del Ministero si tratta di un impiego sicuro che non comporta rischi per la salute. Sul tema in marzo era stata lanciata una petizione, sostenuta da Eurofishmarket, Simevep, Mdc, Federcoopesca, Moica e il Fatto Alimentare, mirata a evitare sul mercato una concorrenza sleale tra operatori del settore ma anche ad ottenere maggiore trasparenza per i consumatori che hanno il diritto di sapere se il prodotto è naturale o trattato. Ad aprile l’interrogazione di Briano alla Commissione per avere delle risposte concrete in merito a questo trattamento.
La risposta di Bruxelles ribadisce il divieto di utilizzo dell’acqua ossigenata come additivo alimentare nei prodotti ittici, anche se purtroppo non si pronuncia in merito al suo utilizzo in quanto coadiuvante tecnologico; cosa che si spera venga chiarita in una successiva risposta. Il Ministero della Salute italiano viene invitato a dare spiegazioni in merito all’utilizzo delle sostanze cui fa riferimento la nota di febbraio: “La Commissione inviterà le autorità italiane a fornire informazioni quanto all’autorizzazione dell’uso di soluzioni acquose contenenti perossido di idrogeno nel trattamento di cefalopodi eviscerati di cui alla circolare ministeriale citata dall’onorevole deputata”.
«Si tratta di una risposta solo parzialmente positiva – precisa Valentina Tepedino veterinario e direttore di Eurofishmarket a Il Fatto Alimentare.- Bruxelles nel documento dice chiaramente che l’acqua ossigenata non può essere usata come additivo alimentare. Peccato che l’interrogazione chiedesse un parere sull’impiego dell’acqua ossigenata come coadiuvante tecnologico. La differenza sembra di poco conto, ma non lo è affatto. Un additivo alimentare deve essere riportato in etichetta, un coadiuvante no. In questo modo il consumatore non può sapere, se il polpo o il calamaro acquistato al supermercato o in pescheria è stato sbiancato».
L’Italia comunque porta a casa un primo risultato da questa piccola grande battaglia iniziata non per impedire l’innovazione nel settore ittico o specificatamente il trattamento con acqua ossigenata, ma per rendere più trasparenti possibili le “etichette ittiche” per evitare la concorrenza sleale a svantaggio dei produttori che vogliono produrre in modo naturale ed a vantaggio dei consumatori che vogliono comprare prodotti naturali o, al contrario, che vogliono comprare con gli occhi prodotti più belli solo apparentemente.
“Trovo positivo – ha commentato l’europarlamentare Briano – il segnale e il richiamo della Commissione europea. Visto che nell’Ue esiste la libera circolazione delle merci, per ragioni di equità e di trasparenza ho già depositato una nuova interrogazione dove chiedo che le regole vengano fatte rispettare non solo in Italia, ma anche in Spagna e negli altri Stati membri, in modo da evitare l’arrivo nei banchi e nei frigoriferi italiani di molluschi trattati con acqua ossigenata all’estero”.
16 giugno 2016