
Alimenti non salutari, dall’Onu spiragli per il made in Italy. Il silenzio assenso potrebbe aprire la via per la definitiva cancellazione delle etichette
Se un paese dovesse decidere di rompere silenzio-assenso esprimendo critiche al testo e chiedendo il voto su uno o più paragrafi, allora si andrebbe ai voti nella sessione dell’Assemblea generale di giovedì 13 dicembre, con esiti fortemente incerti.
Resta infatti un gruppo di nazioni “hard liners” (Ecuador, Sud Africa, Giamaica e le isole Saint Kitts) che vorrebbero mantenere il testo del paragrafo 7 allo stato originale, o ancora più estremo. Questi paesi, in caso di voto, potrebbero attirare molti consensi sulla loro posizione: St. Kitts orienta il voto di 34 piccole isole dei Caraibi; l’Ecuador quello di alcuni Stati Sud Americani come Cile, Uruguay, Perù; il Sud Africa di alcuni Stati africani nel gruppo del G-77, che rappresenta 134 paesi del sud del mondo. Un rischio molto concreto, se si andasse al voto.
A rendere più difficoltoso il cammino dell’accordo raggiunto sulla modifica al testo originario del paragrafo sette anche il fatto che gli Stati Uniti, giorni fa, hanno dichiarato l’intenzione di rompere la procedura di silenzio-assenso per dissociarsi su altri punti della mozione, legati al cambiamento climatico e allo sviluppo sostenibile. Se lo facessero chiedendo di andare al voto su uno o più paragrafi del testo, si aprirebbe dunque lo scenario molto pericoloso del voto in aula, che darebbe una chance ai quattro paesi più estremisti e ai loro alleati.
Secondo Coldiretti le etichette e le tasse, se approvate, affosserebbero l’85% delle produzioni agroalimentari italiane di qualità. “Il nuovo attacco ispirato dalle multinazionali – denuncia la Coldiretti – mette di fatto in pericolo il futuro di prodotti made in Italy dalle tradizioni plurisecolari trasmesse da generazioni di agricoltori”. Un patrimonio che è alla base della dieta mediterranea inserita dall’Unesco nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
IL SOLE 24 ORE