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Alimenti per animali. Almo Nature va a sfamare i cani e i gatti d’America. Il patron Capellino: si accorgono della bontà del cibo, come gli umani

Teodoro Chiarelli. L’obiettivo è crescere soprattutto in Nord America. Con i suoi 400 milioni di animali domestici (il 70% delle famiglie possiede un cane, un gatto o un animale di compagnia), gli Stati Uniti rappresentano un immenso mercato per chi, come Almo Nature, produce cibo per animali. Nata nel 2000, a Genova, come azienda familiare, Almo Nature in appena 14 anni è diventata una piccola multinazionale e un punto di riferimento del settore.

Occupa cento addetti sparsi fra il quartier generale nello splendido palazzo Giustiniani nel cuore storico del capoluogo ligure, il centro controllo qualità di Cesena e le sedi in Svizzera, Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Canada e Stati Uniti.

Presente sugli scaffali di 19 Paesi, quest’anno chiuderà con un fatturato di 65 milioni (45% all’estero) e un utile intorno al 10%, dopo aver chiuso il 2013 con un giro d’affari consolidato di 55 milioni e un utile di 5,7. «Abbiamo sempre chiuso in attivo – dice il fondatore e azionista, Pier Giovanni Capellino, 60 anni, originario di Pinerolo (i suoi genitori avevano un’antica drogheria sotto i portici di Piazza Barbieri) – e senza aiuti di Stato». La storia di Almo Nature si deve a un cane eccezionale, ora scomparso, di nome Salento. «Avevo avuto una piccola e fiorente attività sempre legata agli animali: sono stato il primo a introdurre in Italia il collare antiparassitario per cani e gatti. Nel Salento ho trovato un cane meticcio abbandonato. L’ho preso con me e l’ho ribattezzato, appunto, Salento. Un animale intelligentissimo, tanto che avevo aggiunto la qualifica “dottor”. Quel cane mi ha convinto a intraprendere un’attività nel settore del cibo per animali. Nel 2000 sono partito con un investimento di 1 miliardo di vecchie lire. Siamo stati i primi al mondo a produrre alimenti per cani e gatti senza additivi. Gli animali riconoscono apprezzano le cose buone, come gli umani. Ho puntato su prodotti di qualità e i risultati mi danno ragione». Ora, come detto, Almo Nature punta agli States. «Stiamo cercando i partner giusti per sviluppare quel mercato. Ma non è semplice. Vogliamo dei partner sinergici, non soci a cui cedere controllo e strategie. L’azienda dal punto di vista patrimoniale è solida. Semmai siamo noi a voler diventare un polo aggregante». Ricorrendo a fondi o private equity? Capellino sostiene di no. «Stiamo pensando di integrarci verticalmente con realtà produttive che possano garantirci eccellenze qualitative».

E la Borsa? «Sì, ci pensiamo, non lo nego – ragiona Capellino – ritenevamo di arrivarci nel 2016, oggi sappiamo che non sarà così. Dobbiamo comunque crescere per raggiungere una dimensione adeguata a sostenere Piazza Affari. La crescita negli Usa ci porterà a 100 milioni di giro d’affari». Crescita sì, ma anche iniziative solidali. Quest’anno Almo Nature ha creato un fondo da un milione di dollari per due progetti rivolti agli animali. Il primo punta alla creazione di una banca del sangue per i cani. Il secondo finanzia una campagna di sensibilizzazione nei confronti del lupo.

La Stampa – 8 dicembre 2014 

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